
Natalia Aspesi e Tempi guardano gli stessi film?
[internal_video vid=35025]Per Natalia Aspesi Biancaneve e il cacciatore, in uscita l’11 luglio, è un film di tutto rispetto, uno di quelli da quattro palline e mezzo. A metà, cioè, tra la pellicola da vedere e quella da non mancare. Praticamente a tanto così dall’essere un capolavoro. L’esperta critica di La Repubblica racconta della bellissima Charlize Theron, cuore nero e pulsante della pellicola ispirata all’eroina dalle gote rosse di disneyana memoria, concentrandosi sulla sua bellezza e sulle doti interpretative messe al servizio di Ravenna, la regina cattiva.
Tutto vero, per carità, ma da un po’ di tempo a questa parte essere d’accordo con le recensioni della giornalista milanese è davvero un’impresa. La sensazione che attanaglia chi gode del fortunatissimo privilegio di vedere i film in anteprima è sempre la stessa: «Ma io e la Aspesi abbiamo visto lo stesso film?». Lei ha una lunghissima storia giornalistica, è la numero uno della critica cinematografica, ma negli ultimi tempi di abbagli ne ha presi veramente un bel po’. Senza andare troppo indietro nella storia, è sufficiente riportare alla memoria l’anteprima milanese di Biancaneve e il cacciatore. La visione della pellicola provocò qualcosa di più di qualche risatina, dovuta ad alcuni scivoloni nella sceneggiatura, e molti sbadigli (120 minuti sono davvero troppi). Gli unici commenti positivi sono stati riservati alla bellezza e alla bravura di Charlize Theron e alla fotografia, capace di mettere le pezze un po’ ovunque. Ma possono bastare questi due elementi per definire la pellicola di Rupert Sanders “quasi da non mancare”?
Decisamente no, e le ragioni sono molteplici. Kristen Stewart non riesce ad affrancarsi dalla sua costante espressione facciale, ormai lo sanno anche i pop-corn che ne ha solo una, i co-protagonisti sono gregari facilmente dimenticabili, la storia è un miscuglio tra vecchio e nuovo che farà storcere più di un nasino alle bambine che a Carnevale vogliono solo il vestito giallo e blu (che poi, a dirla tutta, non è proprio un film per bambini). Perché Natalia Aspesi invece la promuove a pieni voti definendola «innovativa, come se fosse un episodio del grandioso affascinante telefantasy mediovele Il trono di spade»? Misteri della fede o, per meglio dire, della visione. Di certo c’è che Tempi e Natalia, pur nella stessa sala, abbiamo visto due film diversi. E non era la prima volta.
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