Moratti più concreta, Pisapia più silenzioso. Analisi del ballottaggio

Di Emanuele Boffi
28 Maggio 2011
La candidata del Pdl ha cambiato completamente stile e ha puntato maggiormente su quanto fatto. L'esponente del Pd ha dovuto dribblare argomenti ostici come Pgt, moschea e giunta. Tuttavia, non tutto è andato bene al sindaco uscente: l'autogol Gigi D'Alessio e certe uscite leghiste non le hanno giovato

Gli ultimi giorni di campagna elettorale hanno evidenziato un cambio di strategia comunicativa da parte dei due candidati, Letizia Moratti e Giuliano Pisapia. La prima, costretta a inseguire, ha cercato di riportare il dibattito sui temi concreti legati al territorio, il secondo ha giocato, diciamo così, una partita più “conservativa”, forte anche del vantaggio. Questo spiega anche il suo rifiuto – al di là della ripicca per le scuse poi arrivate sul confronto Sky – di accettare più faccia a faccia con il sindaco uscente.

Partiamo da quest’ultimo dato: ieri il sindaco ha presentato formalmente le sue scuse per quell’attacco. Lo ha fatto sia nella diretta a Sky sia personalmente, tramite un messaggio «che Pisapia se vorrà, renderà pubblico». La mossa, un po’ tardiva forse (Giuliano Ferrara le aveva proposto di farlo subito), è adatta a far rientrare la Moratti nell’alveo dell’immagine moderata che più le si confà. Anche la scelta dei temi che la Moratti ha trattato in questi ultimi giorni è su questa linea. “Ecco cosa ho fatto, ho dei risultati da vantare, la sinistra non sarebbe in grado di fare meglio“.

Moratti ha anche individuato in certi silenzi di Pisapia dei punti deboli. Tre su tutti: la squadra della giunta, il Pgt e la moschea. Ha annunciato per oggi che indicherà chi farà parte con lei dell’amministrazione della città. Un fatto su cui il suo avversario è più in difficoltà dovendo gestire una squadra meno omogenea in cui si ritrovano personalità dalla storia politica e ideologica assai distante. Infatti, su questo tema, Pisapia è costretto a essere più sfuggente.

Così come sulla moschea, un argomento che nella comunicazione politica ridotta all’osso degli ultimi giorni (“questo sì, questo no”), dà alla Moratti un vantaggio di chiarezza rispetto al suo avversario che non può dire in quale quartiere della città pensa di collocarla (anche se certe voci dal sen fuggite la vorrebbero nella zona del Palasharp).

Terzo e ultimo tema il Piano di governo del territorio. L’assessore Carlo Masseroli ha più volte spiegato che un suo ripensamento comporterebbe un allungamento biblico delle procedure. Anche su questo, Pisapia ha mostrato una certa insicurezza su quale linea seguire. Finora il centrosinistra lo ha fortemente combattuto, ma ora che la possibilità di conquistare il Comune si fa più concreta, ha dovuto smorzare certi toni da campagna elettorale. Tanto che all’incontro con Assimpredil Ance Pisapia non si è presentato, mandando l’architetto Stefano Boeri che, comprese le posizioni dei costruttori – assai spaventati da uno stravolgimento del Pgt -, è stato costretto a fare retromarcia. Ha detto Boeri: «Io ritengo che il Pgt non debba essere cancellato, ma che sia uno strumento importante, utile e su cui bisognerà lavorare con grande attenzione», anche se – giusto per non perdere totalmente la faccia – ha poi aggiunto: «Su alcune questioni sarà necessario aprire una fase veloce e intensa di riflessione».

La Moratti ha quindi individuato alcune carte vincenti e sicuramente l’essere ritornata nei mercati e nei quartieri le ha giovato. Certo, qualche autogol non è mancato. La sanatoria per le multe e la troppo tardiva sconfessione dell’Ecopass hanno dato qualche argomento in più agli avversari. E anche il concerto annunciato e poi annullato di Gigi D’Alessio in Duomo non è stato un bel colpo. E se anche Matteo Salvini annuncia che «sarò al concerto di Elio e le storie tese per Pisapia: sono un fan da quando ho 15 anni, Milano sarà una città tollerante», tutto questo – al pari dell’inutile polemica leghista sul trasferimento dei ministeri – non aiuta.

In ogni caso, Salvini porti l’ombrello. Oggi a Milano piove.

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