
Miserere, storie di cristiani perseguitati. Una bomba tra la folla alla prima Messa nella chiesa di Olasiti
Pubblichiamo la quattordicesima puntata di “Miserere”, la serie realizzata da Franco Molon e dedicata ai cristiani perseguitati. Dopo i racconti di Megapura, Homs, Asomatos, Regno Unito, Seekaew, Trabzon, Roggwill, Sawa, Jilib, Hå, Con Cuông, Bulakipur, Kemo, una vicenda accaduta a Olasiti, Tanzania.
I soldi sono finiti e qualcosa bisogna inventare o, al limite, rubare. Con questo pensiero in testa James cammina svogliato sullo sterrato che costeggia la strada verso il chiosco dove si ritrovano gli amici. È domenica mattina e chi non ha i suoi problemi si è messo il vestito bello e cammina in direzione opposta, verso la nuova chiesa di San Giuseppe Lavoratore.
Mosi e Peter sono già davanti al baracchino del bar che lo aspettano; il primo è appoggiato a una cariola con dentro due pneumatici, il secondo sta prendendo a calci una lattina di Pepsi.
«Ehi, Mosi – dice James – adesso ti sei messo a fregare copertoni? Ma lascia perdere, è roba da bambini. Ci fai pochi scellini».
Tra i tre nasce un’accesa discussione sul fatto se sia meglio passare la giornata a rubare ruote di scorta dalle jeep, spacciare schede Sim della Vodacom taroccate oppure andar per cantieri in cerca di metallo. L’ipotesi delle carte telefoniche pare la più redditizia e la meno faticosa; bisogna però avere un capitale iniziale per comprarle dall’hacker che sta a Tengeru e i copertoni di Mosi sembrano perfetti per lo scopo; il ragazzo però non intende cedere il suo patrimonio senza un’adeguata contropartita. Il contendere si trasferisce allora sul calcolo delle percentuali ma non si trova una mediazione soddisfacente per tutti.
Quando Mr. Mwenye compare in fondo alla strada James ha l’idea risolutiva: Mosi metterà i copertoni, lui troverà il compratore e Peter andrà fino a Tengeru. Ciascuno farà la sua parte e si dividerà per tre. Dopo qualche tentennamento ci si stringe la mano.
Siglato il patto il ragazzo passa all’azione puntando dritto verso l’uomo che è stato il suo catechista per la preparazione alla cresima: «Mr. Mwenye! Che piacere incontrarla!», dice sfoggiando il suo sorriso migliore.
«Ciao James! Tutto bene a casa? È un po’ di tempo che non ti vedo in parrocchia. Mi sa che stai prendendo una brutta piega, o sbaglio? Ti vedo sempre ciondolare con quei fannulloni dei tuoi due amici laggiù. Dovresti cercare un lavoro e dare una mano alla tua famiglia invece di passare le giornate sul ciglio della strada. Ormai hai sedici anni e devi comportarti da adulto».
Il ragazzo vorrebbe fermare l’uomo per potergli mostrare la merce della cariola ma questi continua con passo svelto e James, dopo aver rassicurato gli amici con un gesto da dietro la schiena, si trova costretto a tenergli dietro. I due proseguono una conversazione senza dialogo, l’uno parlando dei copertoni, l’altro della misericordia di Dio, fino al piazzale della chiesa gremito di folla in attesa della messa celebrata all’aperto.
«Smettila con questa storia degli pneumatici», dice Mr. Mwenye spazientito. «Adesso non ho tempo. Oggi è un giorno importante per la nostra parrocchia, diventiamo diocesi, inauguriamo la nuova chiesa, aspettiamo l’arrivo del nunzio apostolico. Verrò a vedere quelle gomme dopo la funzione».
A quel punto James si trova incastrato; non ha voglia di fermarsi a messa, ma teme, se tornasse al chiosco, di fare una cattiva impressione sul compratore rischiando di perderlo; così prova a mostrare interesse per le priorità di Mr. Mwenye: «Chi è un nunzio apostolico?», domanda.
«Una specie di ambasciatore del Papa».
Proprio in quel momento la gente scoppia in un fragoroso applauso per accogliere l’ingresso di monsignor Padilla che, preceduto da una trentina di preti, si dirige verso l’altare. Il coro attacca il canto d’ingresso e la celebrazione inizia.
Il ragazzo si annoia e prova a far passare il tempo osservando la folla che lo stringe da ogni parte e che lo tiene inchiodato a fianco del catechista. Voltandosi all’indietro la sua attenzione è attratta da un uomo che, in fondo alla piazza e alle spalle di tutti, segue la cerimonia a cavalcioni di una motoretta; i piedi a terra, le mani incrociate sul petto. Tutte le volte che James si gira in quella direzione vede il tizio della motocicletta sempre nella stessa posizione.
Al momento della Comunione la massa di gente comincia a ondeggiare e brulicare nel tentativo di organizzarsi in file. Il canto del coro copre il rumore della moto che si lancia alle spalle dei fedeli. James fa appena in tempo a vedere una specie di lattina con il manico volteggiare in aria verso di lui. Poi il buio.
5 maggio 2013 – A Olasiti, un sobborgo di Arusha (Tanzania), un jihadista del gruppo “Rinnovamento Musulmano” lancia una bomba sulla folla riunita all’esterno della chiesa di San Giuseppe Lavoratore per festeggiare l’inaugurazione dell’edificio alla presenza del nunzio apostolico, monsignor Francisco Padilla. Il bilancio dell’attentato è di 3 morti e 63 feriti.
Nel video, i momenti immediatamente prima e subito dopo l’attentato ripresi dal telefonino di uno dei presenti.
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2 commenti
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cosa dire? è una strategia precisa, attaccare attaccare attaccare per cacciare cristiani. Queste cose non si fanno con i cammelli ma con una marea di soldi che hanno una origine precisa.. la penisola arabica gonfia dei soldi del petrolio che invece di essere usati per trasformare quel deserto in un giardino sono usati per diffondere il wahabismo islamico. prima ci convertiamo alle energie alternative e prima disseccheremo questo fiume di denaro che “irriga” queste schifezze.
Sono completamente d’accordo, Cosimo.