Laura Strati ha ottenuto 4 titoli italiani indoor e 3 outdoor nel salto in lungo e, con la misura di 6,72 ottenuta ad Avila nel 2017, detiene la quarta miglior prestazione italiana di sempre. Stiamo dunque parlando di un’atleta che ha tutti i numeri per poter partecipare alle prossime Olimpiadi che, causa Covid, sono state posticipate di un anno e si terranno a Tokyo nel 2021. «Il mio obiettivo – racconta a tempi.it – è raggiungere la qualificazione per i Giochi. Viste le condizioni generate dalla pandemia, bisogna stare a vedere cosa succederà e come si potrà partecipare ai prossimi campionati internazionali. Insomma, ragionare per gradi, sul “giorno per giorno”».
È proprio la condizione quotidiana a rendere particolare la situazione di Strati. La sua giornata è divisa a metà: la mattina dedicata al lavoro, il pomeriggio agli allenamenti. «Di sicuro è una situazione particolare, anche se non sono l’unica atleta lavoratrice», ci tiene a precisare. La sua vicenda è però emblematica della condizione che molti ragazzi di talento come lei si trovano a vivere, costretti a conciliare l’esigenza di un impiego con la necessità di allenamenti quotidiani.
Il congedo dall’Esercito
Un passo indietro. Nel 2011, grazie ai buoni risultati ottenuti, è entrata nell’Esercito. «In seguito ho subito un infortunio, ma sono riuscita a recuperare, tornando a ottenere buoni risultati. Nonostante ciò, il rapporto con l’Esercito si è interrotto e per me è stata una grande delusione. Non hanno creduto in me e, di fatto, mi hanno fatto congedare». A quel punto, Strati, dopo vari tentativi per rientrare nelle forze armate, si è dovuta “reinventare”. «Mi sono trasferita a Madrid per un tirocinio nel corso della laurea specialistica in Relazioni Internazionali, continuando a covare il sogno di partecipare ai giochi olimpici».
Doppia opportunità
Oggi Laura vive e si allena a Roma, ma è sempre rimasta legata alla sua terra d’origine (è di Cassola). Grazie al sostegno di Atletica Vicentina, della Federazione e dell’associazione “Orgoglio del riscatto” (che riunisce dirigenti sportivi ed ex atleti a supporto degli azzurri impegnati nelle competizioni internazionali), «oltre, naturalmente, a quello dei miei genitori», non s’è persa d’animo «e ho iniziato a mandare in giro curriculum vitae, proponendomi come traduttrice». Ecco la svolta: Roberto Brazzale, industriale vicentino del Gran Moravia e sponsor dell’Atletica vicentina, ha fatto due più due e ha proposto a Strati un contratto per un anno. Non un mero contratto di sponsorizzazione, ma qualcosa di diverso: «Sono stata integrata nell’area export per l’espansione dell’azienda in Spagna. Come detto, la mattina lavoro da casa e il pomeriggio lo dedico agli allenamenti e alla fisioterapia. Per me è una doppia opportunità: da un lato, mi consente di inseguire il mio sogno di partecipare a Tokyo 2021, dall’altro, mi permette di imparare qualcosa di nuovo, di mettere a frutto quel che ho studiato e in cui mi sono laureata. Per carattere, soffro se non imparo qualcosa di nuovo ogni giorno e ho sempre pensato che per me fosse necessario trovare qualche soddisfazione anche in altro, non solo nell’atletica. Questa soluzione, che pur richiede impegno e grande capacità di organizzazione, mi consente di avere una possibilità».
Formule alternative
Il gruppo Brazzale ha dunque assunto Strati come atleta e lavoratrice e qui sta la novità. «Come detto, di solito, noi atleti entriamo in un gruppo militare, godiamo di uno stipendio garantito, proseguiamo lì la nostra carriera. È la via canonica, sicura, anche perché, soprattutto negli ultimi anni, è sempre più difficile trovare degli sponsor che ti sostengano». Tuttavia, questa modalità, nota Strati, «rischia in certi casi di “farti sedere”, di non stimolarti a raggiungere i tuoi obiettivi. Ho visto tanti ragazzi mollare, magari dopo un infortunio, e perdere quel mordente che invece ti spinge a non accontentarti mai, a cercare sempre di migliorare».
Questa soluzione che Strati ha trovato grazie al gruppo Brazzale può diventare un modello alternativo a quello delle forze armate? Per andare ai Giochi bisogna mettersi in gioco, verrebbe da dire, «e visto il periodo che viviamo, non bisogna abbattersi, ma sperimentare formule alternative per raggiungere i traguardi che ci siamo prefissati».