«… C’est reparti!», ci risiamo. Il nuovo numero di Charlie Hebdo, uscito ieri dopo 50 giorni di stop con una tiratura di 2,5 milioni di copie, torna alla carica e sbatte in copertina un rabbioso papa Francesco. Il pontefice è in buona compagnia ed è ritratto a inseguire un cagnolino con in bocca il settimanale francese arrotolato, la cui redazione è stata vittima della strage terrorista del 7 gennaio, insieme a Marine Le Pen, Nicolas Sarkozy e un jihadista. Tutti in forma canina.
«PAPA RILEGGA IL VANGELO». Charlie Hebdo attacca così papa Bergoglio, rievocando una battuta pronunciata in aereo durante il viaggio verso le Filippine: «Grazie anche al Papa, che ci ha consigliato di leggere la Bibbia, ma che dovrebbe rileggere i Vangeli, perché un buon cristiano non darebbe mai un pugno a chi insulta sua madre, ma porgerebbe l’altra guancia».
«80% DI CHIESE BRUCIATE». I redattori francesi del giornale satirico non lo sanno, ma i cristiani l’altra guancia l’hanno porta eccome. E senza farlo pesare, tanto che i vignettisti non se ne sono nemmeno accorti. Per protestare contro il primo numero di Charlie Hebdo uscito dopo la strage, e che ritraeva Maometto in copertina, il 17 gennaio in Niger migliaia di estremisti hanno bruciato o distrutto «l’80 per cento dei luoghi di culto cristiani del paese». Non uno o due, l’ottanta per cento.
«HO PIANTO». Racconta Jacques Houeto (foto a fianco), pastore della chiesa evangelica battista di Niamey, una delle più antiche della capitale, in un bel reportage di Afp: «Quando ho visto la mia chiesa bruciare non ho potuto trattenere le lacrime, insieme a tanti altri della mia congregazione. Ora molta gente sta lontana dalle funzioni perché ha paura di essere attaccata di nuovo».
«NON SAPEVAMO DI AVERE NEMICI». I cristiani rappresentano appena l’1 per cento della popolazione del Niger, per il resto musulmana. Ma hanno sempre vissuto in armonia, fino all’uscita del fatidico numero di Charlie Hebdo. «Per i cristiani qui è suonata la sveglia, non sapevamo di avere nemici», spiega Boureima Kimso, capo dell’Alleanza delle chiese evangeliche in Niger. «Ora tutti lo sanno però e bisogna cercare di far sì che niente di tutto ciò accada di nuovo».
IL PERDONO. Nonostante quello che hanno subito, questo è il messaggio che i vescovi cattolici hanno inviato ai musulmani del Niger: «Vogliamo rinnovare la nostra amicizia e fratellanza alla comunità musulmana del nostro paese. Parliamo in comunione profonda con le nostre comunità duramente provate dagli avvenimenti inattesi e tragici subiti senza comprenderne le ragioni. I nostri luoghi di culto e la maggior parte delle nostre infrastrutture sono state demolite ma la nostra fede è intatta. È con essa e con la vostra che costruiremo di nuovo quello che i nostri nemici comuni hanno deliberatamente voluto annientare».