Meeting Rimini 2013. Sant’Agostino, la scoperta che il Mistero è un “Tu”
È stato il primo a dare del “Tu” al Creatore del mondo. Il primo a mostrare che il modo più vero per parlare di Dio è quello di parlare con Lui. Perché la vita è un dialogo, proprio come in una confessione. Agostino d’Ippona nelle Confessioni, l’opera scritta tra il 397 e il 401, ripercorre la vicenda tormentata e affascinante della sua vita, come una trama di eventi e di incontri, di scoperte e di attese, di tentazioni e di soddisfazioni, di sconfitte e di vittorie. E proprio un adattamento della più grande opera di Agostino inaugurerà la XXXIV edizione del Meeting. Un recital a cura di Costantino Esposito, docente di Storia della Filosofia all’Università degli studi di Bari, allestito da Otello Cenci, responsabile degli spettacoli per il Meeting, e interpretato da Sandro Lombardi, uno degli attori più apprezzati dalla scena teatrale italiana.
A realizzare la drammaturgia Fabrizio Sinisi, venticinquenne ma già autore de La grande passeggiata – ispirato allo scandalo Strauss-Kahn – messo in scena con successo dalla Compagnia Lombardi-Tiezzi. «Le Confessioni – spiega Sinisi – non sono un testo teatrale. Recitarle così come sono scritte creerebbe delle difficoltà: Agostino è un autore che ha delle accezioni liriche bellissime, ma allo stesso tempo è un maestro di dribbling teologici che sarebbero difficili da seguire. Io ho cercato, in quell’opera enorme che sono le Confessioni, di individuare insieme al professor Esposito gli assi traccianti che ci interessavano di più e sulla base dei quali ho poi lavorato per creare un percorso a quadri. Sono cinque macro stazioni, ognuna incentrata su momenti o eventi significativi per la vita del santo».
A chi è rivolto lo spettacolo? Può venire anche chi non ha mai letto le Confessioni?
A tutti. Meglio, a chi ha la disponibilità di capire e fare un percorso. Ciò che si chiede allo spettatore rispetto alle Confessioni non è tanto quello di conoscere la vicenda di sant’Agostino. Lo spettacolo narra la sua vita, quindi non è necessario conoscerla a priori, non serve sapere perché quest’uomo sia diventato famoso. Tutto è trattato in modo molto chiaro, sono stati omessi quei passaggi più arditamente teologici che sono presenti nel testo originale. Lo spettatore deve avere solo la disponibilità di spostarsi dall’idea che hanno tutti di Agostino, e cioè di un uomo che ne ha fatte di tutti i colori nella prima parte della vita e poi, a un certo punto, si è convertito ed è diventato pio. Rispetto a questa visione abbiamo cercato di dare un taglio diverso. All’inizio dello spettacolo c’è un uomo che dà del “tu” a qualcuno. A chi? Tutti possono chiederselo, anche un ateo. Pian piano, nel corso dello spettacolo, ci si accorge di come il rapporto con questo “tu” modelli la vita del santo. Tutto il resto, tutto quello che avviene, tutte le sue vicende potrebbero essere quelle di un uomo qualunque: una vita travagliata, una vita assetata – in corrispondenza con il titolo del Meeting – di un’emergenza intesa nei due sensi del temine.
Si spieghi.
Emergenza in italiano ha un doppio valore semantico. Il primo è “emergenza” nel senso di allarme. “Emergenza uomo” significa che l’umanità vive una condizione di pericolo, di emergenza, appunto. L’altra faccia della medaglia, non disgiunta dalla prima accezione, è che “emergenza” sta a significare l’emergere di qualcosa, l’affacciarsi di un’urgenza, ovvero il pericolo di una perdita. Al tempo stesso questa minaccia diventa un’occasione, una possibilità che qualcosa d’altro possa emergere. «Tanto più cresce il pericolo tanto più abbonda la possibilità di salvezza», diceva il poeta tedesco Friedrich Hölderlin.
Perché uno spettacolo su sant’Agostino oggi? Qual è il messaggio che volete dare?
La caratteristica di quest’epoca storica è che la drammaticità dell’umano non è esplicita ma implicita, ovvero emerge sotto forma di confusione. E Agostino questa confusione l’ha vissuta e descritta come nessun altro ha mai fatto. La situazione di partenza, quella selva oscura che Dante descrive nella sua Divina Commedia, descrive perfettamente il futuro vescovo di Ippona. Da questa condizione si esce solo grazie a un evento esterno che fa aprire gli occhi, che disinnesca l’impasse e ti fa capire che la confusione non ha l’ultima parola, non è una palude da cui è impossibile uscire, ma è qualcosa dentro la quale può accadere un evento che dà origine a una storia. Le Confessioni sono il gesto di un uomo che si volta quando si sente chiamato con il proprio nome. Il cammino, l’uscita dalla confusione, nasce come reazione a un’iniziativa misteriosa e lo spettatore è chiamato a individuare nella proprio vita se c’è, o c’è stata questa iniziativa. La vicenda di sant’Agostino e le sue Confessioni sono questa storia. Raccontano di un cammino che è reazione a un movimento divino.
Perché Sandro Lombardi come attore?
Sul palco intorno a Lombardi ci saranno un coro e dei musicisti. Lui è uno degli attori più importanti della scena italiana contemporanea. Ha fondato insieme a Federico Tiezzi la Compagnia di teatro d’avanguardia Magazzini criminali, oggi Compagnia Lombardi-Tiezzi, che ha proposto alcuni degli spettacoli più belli e interessanti degli ultimi anni, come quelli tratti dai testi di Giovanni Testori. Lombardi è un artista che ha attraversato l’esperienza della neoavanguardia e proprio per questo ha vissuto un periodo di particolare travaglio culturale rispetto a come esprimere la sua arte, quindi oltre al suo talento e alla sua capacità indiscutibili ci sono anche una serie di ragioni esistenziali e biografiche – che non sono scisse da quelle lavorative – per cui lo abbiamo scelto.
Ha parlato di cinque macro stazioni incentrate su alcuni momenti significativi della vita del santo. Quali sono? Può raccontarle?
La prima parla della scoperta del male. Nelle Confessioni c’è un episodio in cui Agostino racconta di quando da ragazzino, in Africa, insieme ad alcuni amici va a cogliere delle pere da un albero di un contadino. Agostino ammette poi che lui stesso possedeva delle pere migliori di quelle rubate e questo gli fa capire che quel furto non era stato fatto per possedere un oggetto desiderato, ma solo per il gusto di farlo, per il gusto di fare del male. Il secondo quadro racconta i primi momenti di confusione, il terzo la sua carriera, il desiderio di gloria che bruciava dentro di lui. Questo è un altro punto assolutamente attuale: Agostino era un uomo molto ambizioso dal punto di vista lavorativo, era un professore di retorica, un oratore; la cosa che gli interessava di più era raggiungere il successo. Questo quadro racconta il suo trasferimento a Milano e mostra come il successo e la fama raggiunti, pian piano, non gli bastino più. Come se ne accorge? Nel rapporto con Ambrogio, all’epoca vescovo della città. Lentamente Agostino si rende conto che la gloria lo logora, lo fa star peggio di quando non era nessuno. La quarta stazione descrive la conversione, che al contrario di quello che si pensa avviene per gradi, lentamente. Agostino illustra tutti i momenti in cui la sua libertà si muove perché attratta, investita da qualcosa, da qualcuno. E questo gli fa decidere di cambiare vita. L’ultimo quadro tratta la morte di sua madre, Monica. Un evento che in qualche maniera diventa il banco di prova, il luogo di verifica della verità di quanto gli è accaduto. Durante lo spettacolo due persone muoiono. Nella seconda stazione, quella dei primi momenti di confusione, viene a mancare un caro amico ed è singolare perché, in quel momento della vita, Agostino dice che la fede non poteva essergli di conforto. Il Divino, all’epoca ancora un fantasma, non bastava a consolarlo, proprio perché era ancora qualcosa di astratto. La morte della madre, invece, è un episodio importantissimo, perché Agostino si accorge di come la fede incida nel rapporto con gli affetti più cari e il confronto con il precedente lutto fa emergere bene questa differenza.
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LO SPETTACOLO
Le Confessioni di Agostino andranno in scena al Meeting di Rimini domenica 18 agosto alle ore 21.45 all’auditoriuom D5. Prezzi: 10 euro intero, 8 ridotto.
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