
Lombardia: l’Arcigay “ricatta” i tre candidati della sinistra
Si chiuderanno questa sera alle 20 i seggi per le primarie dei tre candidati del centrosinistra alla Regione Lombardia. Intanto, ieri, sono stati costretti a piegarsi al “ricatto” dell’Arcigay che ha chiesto loro di prendere posizione contro le parole di Benedetto XVI sui matrimoni tra persone dello stesso sesso. Un invito esplicito a «condannare le parole del Papa» in cambio della propria sede di via Bezzecca come seggio per la consultazione di oggi. È questo il sunto della richiesta di Marco Mori, il presidente dell’Arcigay milanese. Tutti i candidati si sono poi detti pronti a un allargamento dei diritti.
Come spiega oggi Avvenire, Umberto Ambrosoli ha ribadito di essere favorevole a un «allargamento dell’esperienza del registro delle coppie di fatto adottato in Comune a livello regionale. È opportuno un percorso per il riconoscimento dei pieni diritti dei figli delle coppie gay». Alessandra Kustermann si è spinta oltre: «Sono favorevole al matrimonio tra gli omosessuali. È legale persino in Belgio, dove i cittadini sono prevalentemente cattolici». Ha chiuso Andrea Di Stefano: «Le istituzioni devono garantire la laicità dello stato e garantire parità di diritti a tutti i cittadini».
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Cosa vuol dire dichiararsi cattolici e difensori dei valori della famiglia, e poi andare in parlamento e votare che Ruby è la nipote di Mubarak?
Farina, lupi (minuscola voluta), a che gioco giocate? Battete un colpo.