Lo shopping dello sceicco tifoso

Di Daniele Guarneri
17 Aprile 2012
Ha rilevato la squadra di Parigi, ingaggiando gli ex Milan Leonardo e Carlo Ancelotti, ha comprato per una cifra pazzesca Pastore, sponsorizza il Barcellona, “si compra” gli atleti per vincere le Olimpiadi. E ora guarda a Inghilterra e Italia, in attesa del 2022: quando i Mondiali si disputeranno proprio in Qatar. Pubblichiamo l'articolo uscito sul numero 13/2012 di Tempi.

Pubblichiamo l’articolo uscito sul numero 13/2012 di Tempi.

I sogni son desideri. E i soldi li realizzano. C’è poco della fata Turchina di Cenerentola in questa affermazione, ma la realtà – almeno nel mondo del pallone – è questa. Da un un paio d’anni c’è un uomo che col suo impero economico sta trasformando in realtà i sogni dei tifosi. Lui non usa una bacchetta magica, lui apre il portafoglio e compra tutto. Il suo nome per molti è sconosciuto, ma come abbiamo imparato a pronunciare Roman Abramovich qualche anno fa, presto impareremo a dire Tamim Bin Hamad Al Thani. È lui la fata Turchina del nuovo millennio, quartogenito dell’emiro del Qatar, Hamad Bin Khalifa Al Thani, ma già designato a prendere in mano la fortuna infinita della famiglia e del paese. A 31 anni sta riuscendo a mettere le mani sul calcio planetario e sullo sport in generale.
Andiamo con ordine.

Tamim nel maggio 2011 ha comprato il Paris Saint-Germain (la squadra di Parigi) per circa 70 milioni di euro. Come presidente ha piazzato un uomo di fiducia, Nasser Al Khelaifi, ex tennista di successo, oggi presidente della federazione tennistica del Qatar e amministratore delegato di Al Jazeera sport. Per vincere subito ha preso Leonardo dall’Inter e lo ha nominato direttore spotivo. Per convincere l’allenatore di Massimo Moratti a lasciare Milano gli ha offerto un contratto principesco e altri 150 milioni di euro da spendere nel mercato. Così il brasiliano è venuto a far shopping in Italia e a suon di milioni ha comprato Javier Pastore e Salvatore Sirigu dal Palermo, dalla Roma Jeremy Menez e dalla Juventus Momo Sissoko. Al Parco dei Principi sono poi arrivati il capitano dell’Uruguay detentore della Coppa America Diego Lugano e l’attaccante Kevin Gameiro. A gennaio la squadra è prima in classifica, ma Tamim non è soddisfatto, così ecco altri 50 milioni per il mercato invernale. Arrivano Carlo Ancelotti con un contratto da 6 milioni l’anno, dal Chelsea il difensore Alex e dal Barcellona Maxwell e a centrocampo l’interista Thiago Motta. In tutto fanno 270 milioni di euro, senza contare gli ingaggi.

E questo è solo l’inizio. Sempre nel maggio scorso, Tamim Bin Hamad Al Thani ha convinto il Barcellona a mettere sulle proprie divise il logo della Qatar Foundation, l’associazione creata dal padre e guidata dalla moglie dell’emiro Mozah bint Nasser al Missned. Non una cosa da poco visto che il Barça non ha mai avuto sponsor ufficiali sulle casacche da gioco. O meglio, prima c’era l’Unicef che a differenza degli altri brand invece di pagare riceveva 1,5 milioni di euro dal club di Sandro Rosell. Come ha fatto l’emiro a convincere i blaugrana? Coi soldi. Si tratta della sponsorizzazione più ricca mai realizzata: 30 milioni di euro l’anno fino al 2016, altri 15 milioni nel 2011, più quelli legati ai risultati. Totale: 170 milioni.
Prima di proseguire bisogna aprire una parentesi. Il cugino di Tamim, Abdullah Bin Nasser Al Ahmed Al Thani, membro del cda della Doha Bank, è proprietario del Malaga, squadra della Liga spagnola. Il quarantatreenne ha un impero economico fatto di catene alberghiere, centri commerciali, società di telefonia e concessionarie d’auto. Acquista il Malaga per 36 milioni di euro e in estate mette a libro paga l’ex allenatore del Real Madrid Manuel Pellegrini, Martin Demichelis, il capitano del Villarreal Gonzalez Cazorla, Enzo Maresca, Jeremy Toulalan, Julio Baptista e Ruud Van Nistelrooy. La squadra lotta per il quarto posto, quello che garantirebbe la prossima Champions e un paio di domeniche fa ha bloccato il Real di Mourinho che arrivava da 11 vittorie.

Torniamo alla fata Turchina. Tamim l’ha capito subito: il calcio è business, ma è anche passione, sua e della sua gente. Così l’erede al trono organizza il campionato nazionale, un torneo privato dove le aziende delle famiglie più ricche si sfidano per vincere una coppetta. Non solo. Tamim ha portato in Qatar la Coppa d’Asia 2011, vinta dal Giappone di Alberto Zaccheroni; nel 2015 si svolgeranno nel piccolo Stato i Mondiali di pallamano; è in corsa per l’assegnazione delle Olimpiadi 2020; ma soprattutto ha convinto la Fifa che l’emirato fosse pronto a ospitare i Mondiali di calcio del 2022. Come? Sempre coi soldi: 50 miliardi di euro per realizzare 12 stadi con impianti d’aria condizionata alimentati da pannelli fotovoltaici che garantiranno a pubblico e giocatori una temperatura di 26 gradi, contro i 48 esterni. Di questi 50 miliardi, 3 milioni sono serviti a pagare Zinédine Zidane, testimonial per una settimana del Comitato organizzativo “Qatar 22”.

Il sogno di Tamim
Il Wall Street Journal sostiene che per convincere la Fifa siano stati comprati i voti di Nigeria, Thailandia e Senegal. Non è l’unica accusa mossa a Tamim. Un’altra arriva da Alberto Juantorena, ex atleta cubano, l’unico al mondo a vincere nella stessa edizione dei Giochi (Montréal 1976) la medaglia d’oro nei 400 metri e negli 800. El Caballo, così lo chiamavano, oggi è viceministro dello Sport e presidente della Federazione atletica cubana. In questa veste lotta contro la moderna “tratta degli schiavi”, quella legata allo sport. Secondo Juantorena, Tamim ha comprato qualche atleta per vincere qualcosa a Londra 2012. D’altra parte se i qatarioti sono gracili come fanno a vincere nel sollevamento pesi? Semplice, naturalizzano otto bulgari. Lo stesso è successo con il keniota Stephen Cherono, che ora non c’è più. Nel senso che il campione mondiale in carica dei 3.000 siepi ora si chiama Saif Saed Shaeen, cittadino del Qatar. A lui è stato offerto un “vitalizio”, al Kenya una pista di atletica.

Non è tutto. Lo shopping di Tamim in Europa è continuato con l’acquisto del 17 per cento delle azioni della Volkswagen, poi s’è preso i magazzini Harrods di Londra e una grossa quota della catena dei supermercati british Sainsbury’s. Veniamo al bello: Al Jazeera è da poco sbarcata in Francia con una sede e una redazione tutte nuove. Le prime mosse hanno rivoluzionato il panorama televisivo francese: la tv ha sborsato 90 milioni di euro per acquistare i diritti a trasmettere all’estero la Ligue 1 e atri 61 per quelli della Champions in Francia, distruggendo la concorrenza di Canal+ e di Tf1, la più vecchia tv francese e la più seguita.

E se la Francia non fosse che una testa di ponte in Europa per partire alla conquista di altri regni? Sembra che nelle mire di Tamim ci siano Argentina e Brasile. Ma è il Vecchio Continente il suo pallino. Allora attenzione: i diritti tv della Serie A 2012-’15 sono già stati assegnati, ma alcune partite sono rimaste invendute e la Lega calcio non aspetta che un nuovo acquirente. Altro esempio: quest’estate in Inghilterra saranno venduti i diritti tv della Premier League. Se Al Jazeera decidesse di partecipare all’asta sarà dura per chiunque, anche per un certo Rupert Murdoch (Sky). Ultima indiscrezione clamorosa? Pare che nei mesi scorsi Tamim abbia fatto un’offerta per comprarsi il Manchester United: un miliardo e settecento milioni di euro proposti all’americano Malcolm Glazer per il pacchetto di maggioranza del club più importante del Regno.

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