
Libia, Bengasi contro Gheddafi. Vescovo di Tripoli: «No alla guerra civile» – Rassegna stampa/1
Mentre continua la repressione del governo libico a Bengasi, da sempre ostile a al leader Muammar Gheddafi per ragioni legate alla complessa composizione clanica della popolazione libica e per la presenza di organizzazioni islamiste radicali che poco hanno a che fare con rivendicazioni democratiche, le proteste per la prima volta hanno toccato Tripoli, dove manifestanti pro e contro il Colonnello si sono scontrati. Secondo fonti ospedaliere, il bilancio dei morti è salito a 250 persone, da quando gli scontri sono cominciati il 15 febbraio scorso.
Il vescovo di Tripoli, mons. Giovanni Martinelli, ha detto che “«Il pericolo incombe ma ci sono ancora margini per scongiurare il peggio. Basterebbe concedere qualcosa, fare un passo in più: le due parti possono riconciliarsi se danno prova di disponibilità e tolleranza. Qui la gente non muore di fame e non vuole né guerre civili né conflitti»” (Stampa, p. 3).
“«Chi governa deve ritrovare la forza per accontentare la gente – continua mons. Martinelli – passando anche sopra ai pregiudizi storici di gruppi e aree del Paese. Noi cristiani abbiamo libertà religiosa, i luoghi di culto non sono nostri, ma del governo, però svolgiamo ovunque attività pastorale e sociale»” (Stampa, p. 3).
Secondo il vescovo, “«serve che le autorità intervengano sui prezzi perché la frustrazione dei giovani nasce dalla rivendicazione di diritti e da richieste non rispettate. A una rivolta generazionale simile al nostro Sessantotto si unisce, a causa della difficoltà di trovare casa e di farsi una famiglia, la rabbia dei ragazzi impossibilitati a ottemperare l’obbligo del matrimonio. In Tripolitania la situazione è tranquilla. L’allarme investe soprattutto la Cirenaica. […] Ormai non si sa chi comandi e l’ostilità a Gheddafi ha radici antiche. Cinque anni fa a Bengasi ci furono attacchi alle chiese e la nostra preoccupazione nei moti di piazza riguarda sia i luoghi sacri, sia i fedeli, sia il personale religioso degli ospedali».
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