Contenuto riservato agli abbonati

Le ottime intenzioni e le pessime conseguenze dei quesiti referendari

Di Alfredo Mantovano
13 Luglio 2021
Giustizia. Purtroppo l’esame dei quesiti proposti fa sorgere dubbi nel raffronto fra intenzioni e risultati
Manifestazione a sostegno dei referendum sulla giustizia

Che la via dell’Inferno sia lastricata di buone intenzioni non lo sosteneva soltanto san Bernardo, né lo richiamava solo san Francesco di Sales: era una tesi cara anche a Karl Marx, che con l’Inferno qualche dimestichezza ha mostrato di averla, se non altro perché ha descritto come Paradiso quello che poi si è rivelato una bolgia.
Come che sia, le buone intenzioni poste a base dei sei quesiti referendari “per la giustizia giusta” ci sono tutte: proposti dal Partito radicale e dalla Lega, per essi è iniziata da qualche giorno la raccolta di firme, che si concluderà il 30 settembre. Chi oggi può esprimere riserve sulla responsabilità dei magistrati per loro condotte contrarie, oltre che al codice penale, ai princìpi deontologici? Chi, a 32 anni di distanza dall’operatività di un codice di procedura penale che ha trasformato il pubblico ministero in una parte, se pure pubblica, può ragionevolmente contrastare la separazione delle carriere fra pm e giudicanti? E chi, a fronte dell...

Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno

Articoli correlati