Laos. Qui i comunisti hanno una missione: affamare i miserabili cristiani e obbligarli ad abiurare

Di Leone Grotti
06 Luglio 2014
Chi crede in Gesù non può essere seppellito nei cimiteri statali. In alcuni villaggi non ha nemmeno il diritto di studiare o coltivare la terra. Lo scopo è «fermare la diffusione di questa fede»

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È difficile essere cristiani se si vive in Laos, paese di sei milioni di abitanti nel Sudest asiatico. Ancora più difficile è sopravvivere sotto uno degli ultimi regimi comunisti rimasti al mondo se si rinuncia ai tradizionali riti buddhisti e animisti per abbracciare il cristianesimo. Ma in fin dei conti, neanche morire da cristiani è un diritto in questa lingua di terra schiacciata tra Vietnam, Thailandia e Cambogia.

La storia della signora Chan, morta la mattina del 22 giugno dopo due anni di malattia e gli inutili interventi di medici e guaritori locali, riassume in sé tutte le difficoltà che la minoranza cristiana deve affrontare per avere un posto in questa terra martoriata. Madre di otto figli, di cui quattro già sposati, ad aprile la donna si era convertita dal buddhismo al cristianesimo insieme a tutta la sua famiglia. La notizia, che si è sparsa rapidamente a Saisomboon (provincia di Savannakhet) dove abitava, ha subito irritato il capo villaggio: si tratta infatti della quinta famiglia che si converte in poco tempo nel territorio sotto la sua giurisdizione.

Poiché un cristiano non può essere seppellito nei cimiteri statali in Laos, a meno che non rinunci alla croce sulla lapide e al funerale, i familiari della signora Chan hanno chiesto e ottenuto il permesso di celebrare una cerimonia cristiana e seppellirla all’interno della loro proprietà. Per l’occasione, i cinque leader cristiani delle comunità dei villaggi vicini sono intervenuti per partecipare alla funzione e guidare la preghiera.

Ma la sera del 23 giugno, durante le esequie, il capo villaggio, insieme al locale segretario del Partito comunista, ha fatto irruzione nella casa della donna. Le autorità, accompagnate anche dalla polizia, hanno prima imposto ai familiari di Chan di ritornare al buddhismo e quando questi si sono rifiutati, ribadendo la loro fede in Gesù e la volontà di dare alla madre un funerale cristiano come lei aveva espressamente richiesto, hanno revocato il permesso alla sepoltura e cancellato la funzione. La polizia è andata oltre: ha arrestato i leader cristiani accusandoli dell’omicidio della signora Chan.

Il sequestro della Bibbia
Come riferito da Human Rights Watch for Laos Religious Freedom (Hrwlrf) ora si trovano in carcere la signora Kaithong, leader della comunità di Saisomboon, il signor Puphet, leader della chiesa del villaggio di Donpalai, il signor Muk, leader cristiano del villaggio di Huey, Hasadee, che guida i fedeli nel villaggio di Bunthalay, e il signor Tiang. Nel frattempo, in sfregio alla fede della signora Chan, il capo villaggio ha costretto i familiari della donna a celebrare funerali buddhisti e a seppellire la madre nel cimitero statale senza simboli cristiani.

La persecuzione dei cristiani nella provincia di Savannakhet non è una novità. Sempre nel villaggio di Saisomboon, lo scorso 20 maggio, il capo villaggio aveva impedito a tre ragazze di 14 e 15 anni di svolgere l’esame scolastico di fine anno. Semplice il motivo: «Sono cristiane, non hanno meritato il diritto allo studio». Il 25 maggio, nel vicino villaggio di Donpalai, la polizia ha fatto irruzione in un centro di preghiera dove il reverendo Phupet stava conducendo la funzione domenicale.
Gli agenti hanno sequestrato 53 Bibbie ai fedeli urlando: «Questi sono libri malvagi». Il capo villaggio è poi intervenuto scusandosi per l’irruzione di cui non era stato minimamente informato, ma le Bibbie non sono state restituite. Emblematico anche il caso di 18 famiglie, che tra il 2010 e il 2011 sono state espulse dal loro villaggio di Katin, nel sud del paese, perché cristiane.

Da anni i cristiani vivono in un centro di accoglienza provvisorio nella foresta, senza possibilità di procurarsi da mangiare. I capi villaggio impediscono ai cristiani di tornare alle loro case e vietano agli abitanti di aiutarli o portare loro del cibo. Lo scopo dichiarato è quello di «affamarli fino a quando non abbandoneranno il cristianesimo». Fino ad ora, sono sopravvissuti «grazie all’elemosina» e ad alcuni contadini della zona che di nascosto hanno offerto loro un piccolo terreno dove coltivare il riso.

Al di là dei pretesti utilizzati di volta in volta dalle autorità comuniste per interrompere funzioni religiose, perseguitare i cristiani e arrestare i loro leader, lo scopo è quello di «fermare la diffusione della fede cristiana nella zona», come affermano gli attivisti di Hrwlrf. Dall’ascesa al potere del Partito comunista nel 1975, con la conseguente espulsione dei missionari stranieri, la minoranza cristiani in Laos è soggetta a continui controlli e limitazioni al culto, nonostante la Costituzione sancisca il pieno diritto alla libertà religiosa. Anche se i cristiani sono solo il 2 per cento della popolazione, di cui lo 0,7 per cento cattolici, sono molto temuti dalle autorità.

Se il buddhismo theravada, il più diffuso in Laos, gode del pieno sostegno a livello governativo sotto forma di fondi e sussidi, il cristianesimo, soprattutto se abbracciato da membri della minoranza etnica Hmong, viene considerato di «importazione americana» e quindi «una minaccia» in grado di minare la stabilità e il modello politico e sociale imposto dal Partito comunista.
Quando l’Asean, l’associazione che riunisce 10 nazioni del sud-est asiatico, ha deciso di redigere una Dichiarazione dei diritti umani, il governo laotiano si è opposto. Secondo il Partito comunista, infatti, la tutela dei diritti umani può innescare «conflitti e divisioni», in grado di portare nella nazione «caos e anarchia». Per questo il governo ha insistito per specificare che «i diritti dello Stato», così come «sicurezza nazionale, ordine e morale pubblica», superano «libertà e diritti dei singoli individui».

laos-Pierre Buntha-SilaphetL’ordinazione sacerdotale
La continua persecuzione governativa – fatta di arresti indiscriminati, distruzione dei campi appartenenti ai fedeli, limitazioni degli spostamenti e continue minacce per ottenere l’abiura del cristianesimo – non ha però impedito alla Chiesa cattolica di celebrare il 29 gennaio 2011 un evento davvero storico: la prima ordinazione sacerdotale in 40 anni nell’area settentrionale del paese, dove la repressione delle autorità è ancor più dura.

Il nuovo sacerdote si chiama Pierre Buntha Silaphet, ha 38 anni e incarna la speranza del popolo cristiano grazie a una circostanza che i fedeli locali definiscono «provvidenziale»: il suo nome laotiano, Buntha, è lo stesso dell’ultimo sacerdote ordinato nel lontano 1970, prima dell’avvento del comunismo. Il governo aveva chiesto alle autorità religiose di «non dare troppo risalto» all’evento, mascherandolo come una semplice «festa del villaggio». Inutilmente.

@LeoneGrotti

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16 commenti

  1. Menelik

    …ariè tornato quel fregno !!!!!!!

    1. Shiva101

      Te piace la doppia morale eh Menelik?
      Che fai come cacchio te pare… te piace de comandà le “pecorelle”…

      e quando trovi qualcuno che ti dice la verita, che non si fa raggirare dalle vostre ipocrisie e che non si fa comandare te rode parecchio…..

      ehhh…. so cavoli vostri….

      1. michele

        La vera pecora sei tu. Del mainstream. Cristo ci ha reso liberi.

        1. Tecnarca

          Come può una religione dogmatica “liberare” le persone?

          Ciò è logicamente impossibile perché si è costretti a utilizzare unicamente il ragionamento deduttivo senza applicare anche quello induttivo, basandosi tra l’altro su premesse di “fede” prive di qualsivoglia riscontro sperimentale.

          – Il Tecnarca

          1. Su Connottu

            Tecnarca e shiva si sono scambiati le medicine, non c’è altra spiegazione

          2. ii

            O si fumano la medesima filosofia deviata.

          3. Menelik

            Ma davanti ad esseri umani che vengono condannati ad una morte silenziosa, che poteri malavitosi (un vertice del “Triangolo d’oro” dell’oppio passa proprio lì) stanno cercando di estirpare dalla faccia della Terra (non ci riusciranno, non temere, ci stanno comunque tentando con grande sofferenza delle vittime), dico, davanti ad un simile panorama tu adduci ad argomento “….Ciò è logicamente impossibile perché si è costretti a utilizzare unicamente il ragionamento deduttivo senza applicare anche quello induttivo,….”.
            Ma ti rendi conto?
            Ti chiedi mai quale è la realtà e quale è la fantasia?
            Quella donna in Nigeria partorisce una bambina con i piedi incatenati in una cella lurida, aiutata dalla pietà tuta femminile delle altre carcerate,
            le 200 ragazze nigeriane sono state rapite e ridotte in schiavitù, e credo mai il mondo NORMALE le vedrà più,
            e migliaia di casi così, tutti contri i cristiani,
            e tu intavoli il ragionamento deduttivo e induttivo……
            rampolli occidentali, borghesi, il boom economico è finito, è ora di scendere dalla fantasia dei desideri e mettere i piedi sulla solida realtà di sofferenza, di lavoro, di dolore, di fatica.
            CAPITO, BORGHESIIIIIII !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

          4. Menelik

            Secondo me, una ottima medicina quando la gente incomincia a dare di matto con la cultura filo-socio-psico, è almeno un anno di esperienza come turnista in una industria metalmeccanica, o chimica, o come cacchio sia, purchè sia a turni 6-14, 14-20 e 20-6, con OBBLIGO di straordinari cammuffati da volontario pena denuncia per abbandono del posto di lavoro, per uno stipendietto da 1200 euro, con africani, rumeni, moldavi, ecc…
            Una volta si diceva: LA MACCHIA E LA MINIERA METTONO GIUDIZIO
            Significa che fare il boscaiolo o il minatore è lavoro talmente duro che ti cambia dentro.
            E’ l’ultimo pane.
            Vedrete che le boiate culturali improvvisamente acquisteranno il valore della carta da cesso, perché la tua realtà sono gli arnesi da lavoro, la carne greve e la schiena che fa male, la paura di restare ustionato o di tagliarsi per disattenzione alla quattro del mattino, gli occhi doloranti per le ondate di calore emanate dai ferri arroventati nel forno.
            Se pensate che quanto ho scritto finora sia duro non preoccupatevi, lo è come la vita umana, fate buon viso a cattivo gioco e soffrirete meno.
            E se pensate che sia OT, allora è la prova che la vostra cultura è inutile e anche controproducente, perché non avete capito un cavolo.
            Shiva e Tecnarca, fatela questa esperienza, se ne avete il fegato.
            Quando si spalancano le porte di un capannone industriale, scoprirete un altro mondo.
            Allora crescerete, nella sofferenza come è giusto, ma crescerete.

  2. Johnx

    Questa cosa ricorda molto i metodi usati dai turchi per sterminare gli armeni e le altre minoranze cristiane durante la grande guerra; mancano solo le marce della morte

  3. Shiva101

    Inoltre la bibbia è un libro malvagio visto che è il fondamento delle guerre di religione,
    l’ideologia dle dio unico e degli infedeli….

    oltre a incitare alle peggiori pratiche possibili contro i nemici..

    piu malvagio di cosi…

    1. michele

      Ma perché non vai in Laos a fare il carceriere?

      1. Menelik

        Quello non si limiterebbe a fare il carceriere di un campo di concentramento per cristiani, quello farebbe proprio il boia di un centro di sterminio.

  4. Shiva101

    Giusto! Anche voi ci avete obbligato a entrare nella chiesa da neonati….

    1. Kan63

      Shiva i medicinali! Quante volte te lo devo dire di ricordarti di prenderli tutte le mattine! Mi raccomando!

    2. Menelik

      Invece di lamentarti come una signorina Fru-fru, l’hai fatto lo sbattezzo?
      Se non l’hai fatto, fallo!
      E se già l’hai fatto, goditelo e non rompere le palle agli altri.
      Altrimenti, com’è giustissimo e sacrosanto, c’è chi le rompe a te….visto che ieri abbiamo battezzato il nipotino……mezzo italico mezzo ucraino, mezzo cattolico mezzo ortodosso.

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