
Lampedusa, barcone affondato. Superstite: «Un inferno, in acqua anche bambini»
Due notti di viaggio in mare, stipati come sardine su un barcone di legno. Poi il mare alto, altissimo, come un muro: al largo di Malta stamattina alle prime luci dell’alba un barcone proveniente dalla Libia è affondato. Da allora si procede con le operazioni di soccorso: inizialmente si è parlato di 150 dispersi, ma purtroppo con le ore il bilancio cresce drammaticamente. Le ultime notizie riferiscono anche di 200 o 300 dispersi.
«All’alba di oggi – raccontano a Tempi.it dalla Capitaneria di porto di Lampedusa – abbiamo ricevuto una segnalazione dal comando operativo, abbiamo inviato così due motovedette al largo dell’isola. A circa 40 miglia dalle nostre coste alla fine le motovedette hanno avvistato ciò che rimaneva di una barca. C’era il mare molto mosso, forza sei, le onde erano alte tre metri. Ormai la barca stava già affondando, si è inabissata davanti ai nostri occhi mentre abbiamo dato i primi soccorsi. In questo momento ci sono la Motonave Flaminia (della flotta Tirrenia, usata per il trasporto degli immigrati sino ad oggi ospitati a Lampedusa) con un pool di medici a bordo per prestare cure immediate, e ancora due nostre motovedette e un elicottero, sempre della Guardia costiera. Inoltre è presente anche un elicottero della flotta maltese. Non esistono dati né cifre sulle vittime e sui dispersi purtroppo. Possiamo basarci su quanto ci viene riferito dai sopravvissuti: ho sentito parlare anche di 200 o 300 persone disperse».
Il barcone proveniva questa volta dalla Libia: lo prova la rotta seguita, ma soprattutto è ciò che emerge dalle prime parole di chi ce l’ha fatta. Così ha raccontato un ragazzo che ha detto di chiamarsi Peter Hugo, di avere 29 anni e di provenire dal Camerun: «Siamo partiti dalla Libia. Due notti in viaggio. Il mare era molto mosso. Ho pagato 400 dollari per questo viaggio e sulla barca c’era tanta gente, anche donne e bambini. La barca si è capovolta e tutti sono caduti in acqua, anche la mia fidanzata e un mio amico». Hugo, ha proseguito il suo racconto aiutato dagli interpreti dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni: ha spiegato che quando sono arrivati i soccorsi della Capitaneria, i naufraghi si sono gettati solo da una parte della barca, facendola capovolgere: ha riferito che sul barcone c’erano almeno 350 persone (tra cui, secondo le varie testimonianze raccolte, anche 40 donne e diversi bambini, ndr).
«Siamo caduti in acqua, era un inferno. C’erano almeno tre bambini, tante donne. Mi entrava l’acqua in bocca, ma sono riuscito a rimanere a galla». Combacia con questa testimonianza quella di un uomo, un altro dei 51 superstiti: «Io viaggiavo con mia moglie e mio figlio e loro non li trovo più. Siamo stati due notti e tre giorni in mare. Poi abbiamo visto la nave italiana. Si è avvicinata a motore spento, molto lentamente, fino ad un metro da noi. Noi ci siamo spostati e la barca si è rotta, siamo caduti in mare».
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