«È il 15 maggio 1925 quando Camilla Bravi apre la finestra e sale sul davanzale con il chiaro intento di lanciarsi nel vuoto; rimasta in bilico dice a se stessa: “Fatti coraggio, Milla, un ultimo sforzo…”, ma a quel punto sente chiaramente “Qualcuno” che per tre volte le tocca la spalla. Si gira di scatto… non c’è nessuno. Si butta allora sul letto implorando: “Madonnina mia, salvami tu!”. Il mattino dopo Camilla si ritrova inginocchiata in mezzo alla stanza, le mani giunte in preghiera. Una profonda pace abita ora il suo cuore».
Il mio destino è amore (Ancora, 240 pagine, 18 euro), l’ultimo racconto di Ambrogio Amati, rielabora in forma narrativa i testi originali di Camilla Bravi, l’autobiografia e il diario. È la storia di una donna normale che percorrendo le strade del peccato raggiunge, attraverso un lungo cammino di conversione del cuore, le vette della mistica cristiana. Dopo una breve infanzia felice, Camilla perde il padre che è ancora bambina, poi si sposa, ma il matrimonio si rivela sbagliato fin da subito: sarà la Grande Guerra a separare i coniugi. Camilla, donna appariscente e attraente, cerca fortuna nel teatro. E da quel momento inizierà una vita fatta di vizi, droghe, amanti. Camilla conduce una vita sregolata, difficile, ma che la soddisfa, almeno per quanto riguarda il suo lavoro di attrice: arriverà a lavorare, infatti, anche al fianco di Greta Garbo. Una soddisfazione che alla lunga si trasforma in un peso che la schiaccia e la porta per due volte al tentato suicidio. La prima volta verrà salvata e internata in manicomio. Ristabilitasi, a causa della sua fragilità, ricadrà ancora una volta nella rete della “bella vita”. Fino a quel 15 maggio 1925, il giorno della sua conversione.
Camilla morirà nel 1971, dopo avere vissuto l’ultimo periodo quasi sempre allettata ma cercando fino all’ultimo di «trasmettere un barlume di luce all’oscurità delle coscienze» poiché «Dio è l’Amore e la misericordia infiniti. Egli non nega mai l’illimitata ricchezza del suo perdono all’anima contrita che glielo chiede».
La vicenda attualissima di Camilla Bravi «si fa allora faro nel buio del male dicendoci che per tutti, in ogni condizione di vita e di peccato, c’è una Speranza».