
La «vera, antica vita medievale» dell’Isola e il suo allegro nonsense

Se il Settecento è il secolo d’oro per i Grand Tour dell’aristocrazia europea in Italia, il diario di viaggio in Sardegna del maestro di scuola e letterato antiromantico David Herbert Lawrence oggi varrebbe l’oro di un Pulitzer giornalistico. Inverno 1921. Siamo nell’Italia uscita dall’«inutile strage» (papa Benedetto XV) della prima Grande Guerra. Il maestrino di Eastwood e sua moglie Frieda (lei sì aristocratica, della casata germanica del leggendario “Barone Rosso”, l’aviatore Manfred von Richthofen) compiono il periplo dell’Italia insulare imbarcati con pochi o nessun viaggiatore lungo le rotte Palermo-Cagliari, Olbia-Napoli, per infine rientrare in Sicilia salpando dalla costa partenopea. L’inglese cerca “infinito”, la tedesca – «la mia A.R.» nel diario, acronimo per “Ape Regina” – ha sete di “bellezza”. Leggere Lawrence è già viaggiare, immergendosi in minuziose descrizioni di vegetazioni, luoghi, costumi e tipi umani, di fascino straordinario e selvaggio.
Rimasta alla periferia dell’Europa pur avendo dato il suo enorme tributo di sangue alla Grande Guerra, la Sardegna appare come un posto dove diversamente dal resto del mondo «si percepisce, per la prima volta, la vera, antica vita medievale, che è racchiusa in se stessa e non ha interesse per il mondo esterno». Pare che quella “antica vita” resista ancora oggi, almeno un po’, come quel poco e duro quarzo di ametista che si cava a Osilo.
D. H. Lawrence, Mare e Sardegna Ilisso, 240 pp, 7 euro
Lucio Pirodda è un appassionato rielaboratore di antiche storie e leggende ambientate tra gli “stazzi” della Gallura. Scrittore indecifrabile dal lettore medio continentale (bastino un paio di titoli dei suoi volumi: Chirriolittana Verestrosa e Catrabulia Chimervera), finalmente si piega alla scrittura in “volgare” con un romanzo sull’immaginifico “mondo di Fantaveriana”. Dove, in un anno a cavallo tra il Secondo e il Terzo millennio dell’era cristiana, il protagonista Rajano Sblandori va alla ricerca dell’albero del bene e del male in un’epoca allegramente sprofondata nell’insensato. Tra digressioni infinite e spirito ultrabarocco, finirà che nella Satireggiata Ghiribizzarra Teofilo Folengo prevarrà su Miguel de Cervantes.
L. Pirodda, Satireggiata Ghiribizzarra Fusta, 208 pp, 12 euro
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