La tua ex ti ha fregato sulla comunicazione? Tu punta tutto su Proust
Cara Guia, ho commesso un errore. Tu sarai abituata ad avere a che fare con persone normali, per le quali fare errori è normale, ma per me non è mai stato così: io sono sempre stato il più bello della scuola, poi il più bello dei miei colleghi, e poi più bello di tutte ma proprio tutte le mie fidanzate. La mia superiorità era una condizione acclarata, e mi procurava l’adorazione dovuta a chi si degna di dar corda agli inferiori, ai mortali. A un certo punto ne ho sposata una, di quelle ragazze carine-ma-non-bellissime che guardavano a me come a un dio. Era pure una collega, ma questo è secondario. Poco dopo è arrivato l’errore. L’errore era un’altra collega. Più bella. Non più bella di mia moglie – certo, vertiginosamente più bella di mia moglie, ma fin lì non era grave: più bella di me. Evidentemente impazzito, non so cosa mi fosse preso, ho rinunciato al mio primato.
Sono diventato il suo principe consorte: io, che ero il pascià, l’imperatore, il dominatore assoluto. Abbiamo fatto tutto quello che voleva lei: terzomondismi, intellettualismi (io che andavo pazzo per Dan Brown), e un mare di figli da pulirgli il culo. Passano dodici anni. Un giorno mia madre mi telefona: ho letto su Facebook che vi separate. La stronza l’aveva detto a tutti tranne che a me. Non mi fa più vedere i figli (quello, ti dirò, è stato un po’ un sollievo). Non formula accuse precise ma, furba, butta lì che, se solo volesse parlare: insinua ch’io sia stato un pessimo padre, un pessimo marito, un pessimo tutto (solo al mio zigomo ancora alto e alle creste iliache ancora sporgenti neppure lei osa muovere critiche).
[pubblicita_articolo allineam=”sinistra”]Finché arriva un congresso. Con tutti i professionisti del settore. Lei non c’è. La scena è tutta per me. E io me la prendo. Un trionfo. Si capisce dai sorrisi e dalle pacche sulle spalle che nessuno ha creduto a quella stronza. I colleghi sono tutti dalla mia parte. Ho vinto la battaglia più importante d’ogni divorzio: quella per chi si tiene gli amici – o almeno così credo. Poche settimane dopo, la stronza pensa bene di fare un video (maledetti smartphone). Ci sono anche i bambini, tutti (o almeno mi pare: a un certo punto ho perso il conto). Tutti sorridenti. La stronza che dice che saremo sempre una famiglia, io e lei e i bambini. Il mio parere non l’ha chiesto nessuno. Quindi mi sono deciso a scriverti per chiederti: secondo te, per vincere ’sto divorzio devo farmi uno Snapchat?
Angelino (non il ministro)
Caro Angelino, hai fatto bene a specificare: dall’elenco delle tue doti avrei potuto equivocare la professione. La mia risposta sarà breve: guai a te. Guai all’adulto che si dota di mezzi di comunicazione concepiti per i suoi figli. E non vale solo per i mezzi di comunicazione. Guai all’adulto che si tatua (sembrerà un pirla), guai all’adulto che va in skateboard (come minimo si sfascerà un menisco), guai all’adulto che tenta di restare a cinquant’anni figo come lo era a trenta (hai l’età per smettere di ammirarti allo specchio e, quando ti chiedono cosa fai nel weekend, dire invece con aria casuale «Rileggo la Recherche» – mi raccomando il «ri»). Inseguire la tua ex sul terreno dell’intellettualismo è meno rischioso che sfidarla in comunicazione: lì ho già capito che è più abile di te.
Cancella tutte le app. Anzi, fai una cosa: comprati un Nokia degli anni Novanta, di quelli che al decimo sms t’avvertivano che la memoria era piena e non potevi riceverne altri. Niente faccette buffe, niente autoscatti del pettorale (mi sa che sei proprio il tipo), niente geolocalizzazioni. Ormai è arrivata prima: quel campo è suo. E, siccome è una droga, ora starà sempre a fare Instagram stories della sua vita da madre single.
Tu sfrutta lo spazio rimasto scoperto: i sovrumani silenzi e la profondissima quiete; il carisma e il sintomatico mistero. Dalla tua lettera mi sembri intenderti più di creme per il contorno occhi che di meditazione, ma sono sicura ci sia là fuori una ragazza, carina ma non bellissima, che possa scambiarti per uno di forte personalità.
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