Noi da ragazzi giocavamo a Risiko. Si cominciava dopo cena, attorno alla tavola appena sparecchiata. Si era in tanti. Il tabellone con la carta geografica del mondo si riempiva velocemente di carri armatini rossi, verdi, blu, gialli. Ciascuno aveva un obiettivo, ma era difficilissimo raggiungerlo. Passava la mezzanotte, ci si intestardiva. Alle due ci arrendevamo, nessuno aveva vinto.
Giocavamo sui confini di Urss, Germania e Polonia con assoluta spensieratezza. Era soltanto un gioco: i nostri genitori avevano fatto la guerra e ce l’avevano raccontata, il 25 aprile 1945 era finita, Hitler morto, Mussolini impiccato, i nazisti processati a Norimberga. Erano stati cinque atroci anni, campi di sterminio, pogrom, gulag, ma ora tutto era finito, in Europa. Per sempre. Almeno, questo noi bambini degli anni Sessanta avevamo capito.
Personalmente pensavo a quegli ...
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