Kozak “il silenzioso”: bomber d’Europa ancora a secco in campionato
Zero in campionato, otto in Europa. E se si considerasse anche il preliminare agostano contro gli sloveni del Mura le reti di Libor Kozak in Europa League sarebbero 10, un bottino ricco che gli vale la testa della classifica cannonieri di Europa League, davanti a gente come Cavani, Eto’o, Suarez, Bale. È la vera stranezza regalata dagli ottavi di finale della seconda competizione europea, che hanno visto il facile trionfo della Lazio nel vuoto dell’Olimpico sullo Stoccarda: a mandare ko i tedeschi, già alle corde dopo il 2-0 dell’andata, proprio una tripletta del 23enne ceco, che ha superato così l’uruguayano del Napoli tra i top scorer della vecchia Coppa Uefa.
POCO USATO IN CAMPIONATO. Il calcio del nuovo millennio sa essere strano: squadre grondanti di giocatori, organici attrezzati per correre su ogni fronte, ragazzi che cambiano totalmente faccia da una competizione all’altra. La storia di Libor Kozak è una di queste bizzarrie: ancora vergine è la casella dei gol siglati in campionato, ma ci sono più ragioni per questo flop. Un po’, certo, influisce lo scarso utilizzo che l’allenatore Petkovic ha fatto del ceco: quest’anno è sceso in campo 12 volte di cui solo 3 dal primo minuto. Anche quando l’infaticabile Klose ha lasciato il posto per infortunio c’è stato poco spazio per l’ex bresciano, che si è sempre trovato davanti Floccari. È un triste mantra che si ripete, per lui, da ormai un paio d’anni: la Lazio gli concede pochi scampoli di partita e lui ormai sgasa in panchina da tre anni. Sembrava dovere andare in prestito un anno fa, a farsi le ossa in qualche club impelagato nella lotta salvezza. Invece Reja e Lotito furono irremovibili: a partita in corso è una soluzione spesso interessante. Così, colleziona finali di partite, cambi in corsa per compagni infortunati, gare da titolare contro le piccole e minuti rosicati qua e là. E non sempre il ceco si è fatto trovare pronto, specie quest’anno.
DA RAGAZZINO ERA DIFENSORE. Allora meglio dedicarsi all’Europa, terra più rigogliosa e prodiga per un ragazzo in cerca di conferme. Sarà che il clima fresco delle trasferte centro-continentali gli ricorda l’aria di casa, la Repubblica Ceca, e quella di Opava, club della serie B locale dove la Lazio andò a prenderlo lasciando tutti di sasso: era una scommessa grossa, a qualcuno sembrava che si chiedesse a quel ragazzo 19enne di fare il passo più lungo della gamba. Lì era cresciuto, lì i suoi centimetri avevano trovato da ragazzino pieno utilizzo in difesa, salvo poi spingersi in attacco sui corner o nei minuti finali. Poi la trasformazione a punta, le incognite del trasferimento in Italia, il salto nel buio. Lui non si preoccupò troppo e ci provò: una visita a Formello lo convinse che la scommessa valeva la pena farla, e firmò il suo contratto così, in piedi, sul cofano di un auto nel parcheggio del centro sportivo. In silenzio si è seduto in panchina, accontentandosi dei ritagli di partita ottenuti qua e là. E ora l’assurdo record: a oggi è il capocannoniere dell’Europa League.
NIENTE POLEMICHE. Che sia un segnale per Petkovic, orfano della brillantezza del club in campionato? La sconfitta patita contro la Fiorentina è stato l’ennesimo campanello d’allarme di una squadra in difficoltà nel lottare su più fronti contemporaneamente, e che ora rischia di scivolare lontano dalla zona Champions. Kozak però ieri ha smontato ogni polemica: lotta per la squadra come tutti, e si gode il momento. E questo strano record, che nelle coppe europee lo vuole più decisivo di Bale, Suarez e Cavani.
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