Israele. Si intensifica il bombardamento di Gaza. Il parroco della striscia controllata da Hamas: «Dove fuggire?»
L’operazione “Protective edge” prosegue. Mentre l’esercito israeliano intensifica i bombardamenti sulle postazioni di Hamas a Gaza, il governo presieduto da Benjamin Netanyahu si prepara a una eventuale occupazione della Striscia. Tel Aviv ha richiamato 30 mila riservisti e ieri ha avvertito i palestinesi della zona a nord di Gaza di nuove operazioni militari, invitando la popolazione ad abbandonare le proprie case. I bombardamenti israeliani hanno come obiettivo le sedi di lancio e di stoccaggio di missili di Hamas, nonché i campi di addestramento e le case dove ci sono i comandi dell’organizzazione che controlla Gaza.
DOVE FUGGIRE? In una lettera spedita ieri all’associazione Pro Terra Sancta (che ha scritto un appello per l’emergenza), il parroco cattolico della Sacra Famiglia di Gaza, Jorge Hernandez, ha spiegato che la situazione per i civili palestinesi è sempre più critica, a causa dell’intensificarsi dei bombardamenti israeliani e del lancio di missili da parte di Hamas. Secondo don Hernandez la situazione è peggiore della crisi del 2012. «Il rumore degli aerei, delle esplosioni e delle sirene delle ambulanze è già diventato parte della vita quotidiana», scrive padre Hernandez. Da due giorni, prosegue il parroco, «è aumentata l’intensità dei bombardamenti per aria, terra e mare. E anche la persistenza dei lanci di razzi da qui». Il parroco di Gaza ha messo in luce la difficoltà per i civili palestinesi di abbandonare le zone di Bet Hanoun e Beit Lahia, dopo l’avvertimento degli israeliani. La striscia, larga dieci chilometri e lunga quaranta accoglie un milione e mezzo di persone (fra cui 2.500 cristiani): «Dove si può andare? – si chiede il parroco – Gaza è piccola. Tutti quartieri sono vicini. Non esiste un luogo tranquillo, uno spazio neutrale, un rifugio sicuro per le persone. Dove fuggire?».
CESSATE IL FUOCO. Gli Stati Uniti, a cui si deve il finanziamento dell’Iron Dome, il sistema anti-missile israeliano che sta intercettando la gran parte dei razzi lanciati da Gaza, hanno cercato senza successo di farsi mediatori di un accordo di pace. Settimana scorsa, il presidente americano Barack Obama ha offerto l’assistenza del governo per negoziare la fine delle ostilità e per ripristinare il cessate il fuoco che Hamas e Israele avevano concordato dopo otto giorni di combattimenti nel 2012. Alla richiesta di pace ha aderito Israele, ma solo in linea di principio. Hamas ha rigettato l’offerta.
A differenza del conflitto del 2012, l’Egitto non può più ricoprire il suo ruolo di mediatore fra Israele e Hamas. Il nuovo presidente, il generale Al-Sisi, ha usato la mano dura con Hamas, alleata con i Fratelli Mussulmani, nemici del governo del Cairo. Secondo i media arabi, i possibili mediatori per un cessate il fuoco sono il Qatar o la Turchia.
Hamas, che ha in suo possesso 10 mila missili, fra cui alcuni con una gittata di 200 chilometri, punta ad alzare il livello di guardia per chiedere accordi più favorevoli alla sua causa. La situazione è complicata dal fatto che l’organizzazione è isolata internazionalmente e che il suo consenso stia calando a favore dei salafiti legati al califfato islamico, da una parte, e dall’altra, a favore di Fatah.
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Da cattolico non posso tacere che i poveri palestinesi sono tra l’incudine e il martello. Da una parte Hamas, gruppo di potere e governo a Gaza, notoriamente dei terroristi e dall’altra parte Israele che bombarda indiscriminatamente la popolazione civile con metodi nazisti. Il tutto nel silenzio di Onu, Unione Europea, Usa, Russia, Francia, …….incredibile…