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Invasione, genocidio e altre parole che noi diavoli abbiamo svuotato a dovere

Di Berlicche
26 Marzo 2022
«Se la verità serve la causa della pace, la “non-verità” va di pari passo con la causa della violenza e della guerra». Sono parole di Wojtyla, anno 1980. Oggi parole al vento
Carri armati russi in Ucraina
Carri armati e blindati russi sulla strada per Kiev nei primi giorni della guerra chiamata da Putin “operazione militare speciale” contro l’Ucraina (foto Ansa)

Mio caro Malacoda, scrivo che è appena scoppiata la guerra in Ucraina con l’invasione delle armate russe ordinata da Vladimir Putin. No, scusa, mi sono distratto, scrivo che è appena iniziata la missione di peacekeeping della Russia per sostenere le popolazioni delle repubbliche ucraine indipendenti di Donetsk e Lugansk, da anni vittime di un genocidio da parte dell’esercito di Kiev.
“Genocidio”, segnati questa parola, perché l’uso delle parole in queste situazioni deborda dal gioco del politicamente corretto con cui si stanno trastullando in molti paesi del cosiddetto Occidente dove, oltre ad essere tutti virologi, sono anche tutti linguisti pronti a scatenare guerre (guerra? Si può dire guerra?) sull’uso di ministro o ministra (se poi il ministro si sente ministra, o viceversa, oppure fluido…).
La Cina, ad esempio, «segue da vicino gli ultimi sviluppi sull’Ucraina e sollecita tutte le parti a prestare moderazione e a evitare che la situazione vada fuori controllo», ma avver...

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