Inter e Milan. Perché la Milano del calcio è in crisi? Perché il potere non si divide

Di Fred Perri
21 Gennaio 2014
Le due squadre del capoluogo lombardo pagano l'assenza del Capo. Le decisioni non si prendono in due. Vale anche per Renzi e Letta

Assisto, con crescente malinconia, alla doppia crisi della Milano calcistica, una bassezza storica che non si verificava dall’inizio degli anni Ottanta. Il Milan, maramaldeggiato anche dal Sassuolo, dopo 13 anni, è tornato a cacciare un allenatore in corsa; l’Inter annaspa, incapace di vincere, maltrattata da tutti, arbitri compresi (che si accaniscono sempre sul perdente, specialmente se prima è stato vincente), con giocatori che invece di fare la differenza in campo la fanno su Twitter.

Come sempre il calcio è specchio fedele dell’Italia che per trottare ha bisogno di un Padrone. Le due squadre di Milano pagano questo, l’assenza del Capo. Da un lato c’è la diarchia Galliani-Barbarella, dall’altro un proprietario (Thohir) che sta a Giacarta e un ex proprietario (Moratti) che non è ancora diventato una voce negli annali. Chi comanda al Milan e all’Inter? Questo è il problema, compagni e amici.

E se la faccenda non ci riguarda in quanto tifosi di altre squadre, dovrebbe riguardarci in quanto cittadini. Se penso a Letta-Renzi e a tutta la banda che ruota intorno a loro mi chiedo dove andremo a finire senza un vero comandante. Troppi interessi di parte, troppa gente che è più interessata a dividersi il potere. Io invece penso che il potere non si divide. C’è un governo che decide, magari sbagliando, c’è un capo. Fine. Se le decisioni si prendono in due si finisce sempre a ramengo.

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