Imu, il Foglio: rompere le larghe intese per un tema che vale lo 0,06 per cento del Pil?

Di Redazione
09 Agosto 2013
Editoriale del quotidiano di Giuliano Ferrara: la tassa sulla prima casa è questione di un miliardo. Non ha senso far cadere il governo per «una bandierina»

La discussione sull’Imu divide gli animi degli schieramenti politici rischiando di minare la stabilità delle larghe intese Pd-Pdl fino a minacciare il governo stesso, soprattutto dopo che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni si è detto contrario all’abolizione della tassa sulla prima casa invisa al centrodestra. In un editoriale intitolato “L’Imu non può essere una bandierina”, oggi il Foglio si rivolge ai due partiti alleati ricordando loro che probabilmente non vale la pena di mettere «a repentaglio Letta per lo 0,06 per cento del Pil».

UN MILIARDO DI EURO. Per il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara la partita politica sull’Imu «non è una questione economica di bilancio pubblico, ma una mediocre questione politica di corto respiro», anche perché, una volta trovata la mediazione tra l’obiettivo massimalista del Pdl (abolizione totale) e quello più soft del Pd (abolizione parziale per i meno abbienti), «il tema del contendere è un miliardo di euro». Non un granché. Eppure, invece di cercare un non impossibile «accordo salomonico», proprio su questo misero (benché simbolico) 0,06 per cento del Pil i due partiti potrebbero far «saltare gli equilibri politici del paese».

EFFETTI DEVASTANTI. Un finale triste, questo, che naturalmente produrrebbe «effetti devastanti sia per la finanza pubblica che per l’economia, pregiudicando la crescita economica», nota il Foglio. Senza dimenticare che un’eventuale rottura delle larghe intese ovviamente indebolirebbe ulteriormente il già debole peso della politica, aggiunge il Foglio, lasciando di conseguenza campo libero ai poteri corporativi, «da quello della magistratura a quello della Cgil, mentre la rabbia sociale troverebbe nuovi spazi».

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3 commenti

  1. MF

    Non è soltanto una questione di miseri punti percentuali; per tante famiglie oggi, che hanno acquistato una casa con tanti sacrifici, qualche centinaia di euro in più o in meno possono fare la differenza nel bilancio familiare.
    Introdurre nuovamente l’imu sulla prima casa sarebbe quindi doppiamente controproducente: 1) gli introiti sono irrisori; 2) I bilanci familiari devastati, con la conseguenza di un ulteriore calo dei consumi.

    E pensare che non ci sarebbe bisogno di una laurea alla Bocconi per capire queste cose, basterebbe mettere al ministero delle finanze una semplice casalinga che combatte quotidianamente per far quadrare i conti in casa!!

  2. Tizio ha l’unica casa dove vive di 50mq e un reddito di € 10.000 di pensione;
    Caio ha una casa di 90mq dove vive e un reddito da lavoro di € 40.000;
    Sempronio ha l’unica casa, un immobile a 3 livelli composto di 20 stanze
    con parco e piscina e un reddito di € 500.000.

    Tutti e tre hanno una unica casa
    ma la loro situazione di reddito e patrimonio
    è completamente diverso.

    La casa è un diritto ma esiste anche una giustizia sociale.
    Non è vero che l’IMU valva solo 1 miliardo.
    E oggi l’Italia ha bisogno di soldi.

    1. fg

      Tizio se abita a Roma o a Cortina, ma anche a Trieste o a belluno, pur essendo un bidello in pensione e singolo arriverà a pagare fino a 500 euro che è un ventesimo del suo redito.
      Caio abita in un paesino della Lucania, estimi catastali fermi a quando la casa era di pietra anche se lui l’ha ristrutturata fino a farla divenire una villetta (abusivamente? con lavoretti in economia senza variazioni esterni visiìbili?) paga 400 euro di Imu, un centesimo del suo reddito.
      Sempronio sempre per i criteri di rendita catastale di cui sopra pagherà 4000 euro di Imu, ancor meno in termini percentuali rispetto al reddito di Tizio e Caio.
      Così pagando l’Imu perché l’Italia della malversazione ha bisogno di soldi si realizza la giustizia sociale per il signor Roberto, complimenti per l’arguzia dell’idiota ragionamento

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