

«Sono a Taranto per confermare che la difesa del diritto alla salute e al lavoro è la priorità costituzionale che ha sempre orientato il governo»: con queste parole stamattina il ministro all’Ambiente Corrado Clini ha iniziato la sua visita nella città dell’Ilva. Per la visita di Clini, la città è stata “blindata”, in particolare intorno allo stabilimento, dove il ministro è appena entrato, e poi il centro, vicino alla prefettura, dove si concluderà oggi pomeriggio la visita, con un incontro programmato anche con il procuratore capo Franco Sebastio.
Il vento che soffia a Taranto, da ieri, è quello forte dello scontro istituzionale, dopo il decreto del gip Patrizia Todisco, che ha confermato il blocco delle merci (1.5 miliardi di euro di valore) prodotte dall’acciaieria durante il sequestro dello stabilimento e stipate sulle banchine del porto, ma che ha, soprattutto, investito la Corte costituzionale del caso Ilva, ritenendo che la legge “Salva Ilva”, fortemente voluta dal governo Monti e da Clini, vìoli, a suo avviso, 17 articoli della Costituzione.
Ora il caso è bloccato in attesa della Consulta, sebbene la prima conseguenza al confermato blocco delle merci è stato, ieri pomeriggio, l’annuncio dell’azienda ai sindacati di chiedere la cassa integrazione per 4 mila operai. Senza le merci bloccate al porto – è la posizione dell’Ilva –, e con gli impianti da bloccare per il risanamento secondo i desiderata del Gip tarantino, non ci sarebbero soldi per gli stipendi.
A RISCHIO TUTT’ITALIA. Clini ha detto: «Sono a Taranto per le migliaia di lavoratori pugliesi, liguri, lombardi, piemontesi del ciclo della siderurgia italiana che possono essere lasciati in una situazione di incertezza. Sono qui per verificare lo stato di attuazione e gli impegni per il risanamento ambientale dello stabilimento e per il recupero della qualità ambientale del territorio, compromesso da oltre 60 anni di attività industriali, che per decenni sono state sviluppate senza considerare la priorità della protezione ambientale e dello sviluppo».
I DUE NUOVI COMMISSARI. Questa storica dimenticanza è la motivazione con cui l’Ilva ha protestato sino ad oggi sulla bonifica del territorio. Ma ora le proteste non sembrano servire più nemmeno ai Riva, dopo che ieri il figlio del patron e vicepresidente Fabio (anche responsabile della Riva Fire, che detiene le finanze della famiglia) ha capito fosse meglio consegnarsi a Scotland Yard, dopo che gli era stato notificato il mandato di arresto internazionale per associazione a delinquere e disastro ambientale. A Riva è stata concessa la libertà vigilata in cambio di una cauzione da 10 mila euro, e nei prossimi 40 o 60 giorni sarà estradato in Italia.
«L’obiettivo di recuperare il territorio di Taranto, valorizzare le risorse naturali, promuovere nuove attività produttive a basse emissioni, trasformare gli impianti industriali per renderli compatibili con l’ambiente è alla nostra portata» ha proseguito stamattina Clini.
Pochi istanti dopo il discorso di Clini, davanti alla portineria A dello stabilimento, alcuni lavoratori hanno avviato un sit in di protesta contro «questo governo, che sinora ha tutelato solo l’azienda». Clini alle 15 incontrerà in prefettura le parti sociali e i rappresentanti delle istituzioni locali per presentare il Garante per le prescrizioni Aia all’Ilva, Vitaliano Esposito (ex procuratore generale della Cassazione), scelto dal Consiglio dei ministri, e il Commissario straordinario per gli interventi di risanamento ambientale delle aree urbane di Taranto, Alfio Pini.
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