Il patriarca ortodosso di Mosca: «Contro di noi la stessa propaganda di quando lo Stato era nemico di Dio»

Di Benedetta Frigerio
06 Febbraio 2013
Dopo la vicenda delle Pussy Riot, il patriarca Cirillo ha spiegato che la persecuzione è ancora in atto anche se più subdola. A essa bisogna rispondere con una presenza viva in ogni località

Da quasi un anno la Chiesa ortodossa russa è stata presa di mira duramente per via di certe sue posizioni sia sulla questione omosessuale sia sulla vicenda delle cantanti Pussy Riot, arrestate per aver oltraggiato la chiesa del Cristo Redentore.
Durante l’Assemblea dei vescovi ortodossi conclusasi ieri, il patriarca di Mosca Cirillo ha detto che «la Chiesa, pur essendo fuori dalla lotta politica, farà sempre una valutazione morale dei processi sociali e richiamerà le parti in contrasto». Il patriarca ha aggiunto che, sebbene ci sia chi «vorrebbero usare la Chiesa come uno strumento di lotta politica» sia chi «vuole intimidirla», la Chiesa continuerà a unire «nel suo seno i cristiani ortodossi, senza fare differenza tra loro secondo un criterio politico».

STATO SELVAGGIO. Rispetto agli attacchi che la Chiesa «ha dovuto subire a più riprese, attacchi esterni che si sono manifestati con tutta una serie di campagne tendenziose e calunniatrici, di sortite blasfeme, fino alla distruzione di oggetti sacri e alla profanazione di luoghi di culto», Cirillo è stato chiaro. E ha parlato di «una campagna tesa a screditare la Chiesa come detentrice di valori fondamentali e del secolare ideale morale della nostra società, con l’obiettivo di costringerci al silenzio e di farci smettere di testimoniare la verità divina».
Il patriarca ha fatto notare che se «oggi non si mandano più i preti in prigione, non si chiudono le chiese», la potenza dell’assalto non è minore. Infatti, «quelli che attaccano la Chiesa ai nostri giorni si servono degli stessi metodi propagandistici che utilizzavano quando lo Stato era nemico di Dio». I mezzi di informazione sono stati usati per veicolare più subdolamente «l’indifferenza, il permessivismo, il perdono frainteso e l’atteggiamento condiscendente nei confronti della profanazione dei luoghi sacri per la religione e per la nazione». Approvando ciò che conduce «inevitabilmente al ritorno a uno stato selvaggio in materia spirituale, all’annientamento delle barriere morali e di conseguenza all’indurimento degli uomini, alla crescita dei conflitti interetnici, alla perdita della capacità di costruire una società solidale».

 

LE ARMI DA USARE. Per il patriarca è un «dovere religioso» difendere i luoghi e gli oggetti sacri. Questo può essere fatto, a livello comunicativo sfruttando le nuove tecnologie ma, soprattutto, attraverso l’apertura di nuove parrocchie. Così che la Chiesa sia fisicamente incontrabile e «in ogni località, anche la più piccola, ci sia un locale dove il sacerdote possa celebrare le funzioni».

@frigeriobenedet

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