Avere diciott’anni e voler capire meglio le notizie e il mondo in cui si è immersi, specialmente quelle che sui giornali vengono approfondite poco, relegate in decima pagina o in un trafiletto. Un trattamento che viene spesso riservato alle stragi dei cristiani, tema descritto con termini sbagliati, poco partecipativi, come se riguardasse fatti e persone troppo lontane dall’Italia per essere interessanti.
Invece c’è chi ha diciotto anni e vuole cercare di capire meglio e approfondire anche questo tipo di notizie “scomode”. Così, su invito della preside del liceo Leopardi di Lecco, alcuni studenti e ad altri loro amici di licei vicini hanno creato la mostra dal titolo “Il loro nome è la fede”, partendo dal discorso di Benedetto XVI del 1° gennaio 2011 per la giornata mondiale della pace. «In alcune regioni del mondo non è possibile professare ed esprimere liberamente la propria religione, se non a rischio della vita e della libertà personale», ha detto il Santo Padre.
Per prima cosa i ragazzi si sono recati dall’onorevole Mario Mauro, autore del libro “Guerra ai cristiani”, per chiedergli un aiuto. E il politico si è tanto appassionato alla loro voglia di capire quanto sia rischioso essere cristiani in certi paesi, da voler presentare la loro mostra, il prossimo lunedì 21 marzo alle 21 a Lecco, al Cenacolo Francescano, insieme con il direttore di Asianews padre Bernardo Cervellera e il direttore di Mondo e Missione Gerolamo Fazzini.
I pannelli fatti dai ragazzi, esposti prima al liceo, poi in qualche parrocchia limitrofa, hanno cominciato a diventare famosi e utili per raccontare il dramma dei cristiani perseguitati, con un linguaggio semplice e immediato. Così il gruppo di studenti in un attimo si è trovato ad avere inviti per portare la mostra in un liceo di Genova, in uno di Napoli, prossimamente perfino in tv, sul canale del digitale terrestre Tv 2000.
«Siamo stati chiamati dal patriarca di Venezia Angelo Scola, che ha sentito parlare di noi e ci ha chiesto di mostrare il lavoro fatto anche in licei della sua diocesi», spiega una delle menti del gruppo, Lorenzo Radaelli. «A contattarci sono stati anche quelli della comunità di Sant’Egidio di Roma, siamo davvero molto fieri del fatto che la mostra riscuota l’interesse di così tanti ragazzi della nostra età».