Il governo abolisce i fondi ai partiti. Sposetti (Pd): «Demagogia che colpirà quelli che fanno le pulizie»

Di Redazione
31 Maggio 2013
Oggi al Consiglio dei ministri il ddl per l'azzeramento del finanziamento pubblico alla politica. L'ex tesoriere dei Ds: «Una sciocchezza, resteranno a casa i dipendenti da mille euro al mese»

Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare il disegno di legge che abolisce il finanziamento pubblico dei partiti. Secondo la stampa il testo sarà snello (poco più di una decina di articoli) e dovrebbe contenere, come forma di compensazione al taglio dei fondi, l’apertura alle erogazioni dirette dei cittadini. In questi giorni si è parlato di meccanismi come l’1 o 2 per mille in sede di dichiarazione Irpef e ad agevolazioni fiscali.

PD: 180 IN CASSA INTEGRAZIONE. La lunga campagna anti-Casta condotta da molti giornali e sposata anche dai partiti stessi sta dunque per ottenere la sua vittoria più importante. Nell’edizione odierna, però, il Corriere della Sera prevede che il ddl non avrà vita facile. E non appena per le resistenze dei politici “privilegiati”, ma perché, come ha avvertito ieri il tesoriere del Pd Antonio Misiani, a fare le spese di questa rivoluzione saranno i dipendenti. Solo nel Partito democratico sarebbero in 180 a rischiare la cassa integrazione.

LA PAGANO I POVERETTI. Lo spiega bene in un’intervista concessa a Fabrizio Roncone sempre sul Corriere Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds e gran conoscitore dei meccanismi della politica italiana. Parlando con rara chiarezza (tanto da sentirsi in dovere di specificare che «io non voglio fare del male a nessuno, tantomeno al premier», compagno di partito «al quale sono legato da stima e affetto»), Sposetti dice che l’abolizione del finanziamento ai partiti è «una sciocchezza», il trionfo di «demagogia e populismo». Il problema non sarebbero, secondo il deputato del Pd, i 180 dipendenti del partito che rischiano il posto: «Già nel luglio scorso, infatti, il Parlamento ha approvato una norma che dimezza le risorse destinate ai partiti, che sono così passate da 182 milioni di euro a 91»; di conseguenza «i partiti, pensando di poter contare su quei denari, hanno sottoscritto contratti per forniture varie, dalla luce delle sedi alla carta igienica, e hanno firmato e rinnovato contratti di lavoro o collaborazione», peccato che ora il governo annuncia che anche quei 91 milioni spariranno, «così decine di persone se ne vanno a casa». E la cosa peggiore per Sposetti è che «non se ne vanno a casa quelli che girano con l’auto blu… a restare senza lavoro è gente che guadagna tra i mille e i 1.500 euro al mese… quelli che fanno le pulizie alle 5 del mattino, quelli che rispondono al telefono, quelli che scrivono i comunicati al computer».

SOLO UN DIVERSIVO? Che la misura annunciata sia demagogica secondo l’ex tesoriere dei Ds è dimostrato anche dai numeri, visto che «in Italia, lo Stato destina ai partiti una somma pari a 1 euro e 52 centesimi di denaro pubblico per abitante», mentre «in Francia siamo a 2,45 euro. E in Spagna? A 2,84. E lasciamo stare la Germania, dove ciascun abitante devolve alla politica 5,64 euro». Sposetti fa notare che da settimane «il Paese aspetta di conoscere il destino di migliaia di giovani disoccupati, invoca proposte di sviluppo economico, ogni giorno spera di avere notizie sull’apertura di nuovi cantieri… Ma niente, niente di niente. La politica (…) occupa le prime pagine dei giornali in modo alternativo. Avvia il dibattito sui matrimoni gay e se la prende con i partiti».

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2 commenti

  1. Giulio Dante Guerra

    Una soluzione potrebbe essere questa: dare in affitto ai licenziati dai partiti tutti i terreni incolti, abbandonati dai contadini ai tempi del “boom” industriale. Che questi parassiti della politica vadano a lavorare la terra. Oppure: destinarli ai tanto celebrati “lavori socialmente utili”.

  2. francesco taddei

    insomma c’è sempre una buona causa per prendervi un sacco di soldi. spero che i partiti vadano sul lastrico.

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