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Il ddl Zan è stato rimandato a settembre, come una volta si faceva con gli studenti non così incapaci da dover ripetere l’anno, ma neanche così in regola da meritare la promozione. Quel collegio costituito dal Senato – un po’ diverso dal collegio dei docenti – ben avrebbe potuto bocciare l’alunno maldestro, autore di un componimento che fa danno da qualunque parte lo si legga, ma ha preferito graziarlo: al momento del voto della pregiudiziale di costituzionalità, e soprattutto della richiesta di sospensiva, lo schieramento in teoria ostile al testo ha avuto 15 assenze determinanti, talune veramente inspiegabili, e la sospensiva non è passata per un solo voto.
Il rinvio a settembre pare essere sul piano politico l’effetto – soprattutto quanto al Pd – del rischio bocciatura che il ddl ha corso con queste votazioni preliminari. Sul piano contenutistico esso riguarda tre materie: l’art. 1, con le definizioni di sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere; l’art. 4, ...
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