Il complesso di parità di Olivier Giroud

Di Andrea Romano
14 Dicembre 2022
Le sliding doors dell'attaccante della Nazionale francese (oggi in campo contro il Marocco) che non si sente inferiore a nessuno e gioca il Mondiale da protagonista grazie a un infortunio
Olivier Giroud
L'attaccante francese Olivier Giroud esulta dopo il fol del 2-1 all'Inghilterra nei quarti di finale del Mondiale in Qatar (foto Ansa)

Nel 1981 Steven Spielberg e George Lucas sono alla ricerca del protagonista per un nuovo film d’avventura intitolato I predatori dell’arca perduta. I due discutono a lungo sul nome  da dare al personaggio principale della pellicola, ma sono d’accordo su chi debba interpretarlo. Perché nessuno è più adatto a vestire i panni di Indiana Jones di Tom Selleck. A rompere l’idillio ci pensa un cavillo. Perché la star di Magnum P.I. ha firmato un’esclusiva con la CBS. E il canale non ha nessuna intenzione di liberarlo. La trattativa va avanti per circa un mese, poi però le parti sono costrette ad arrendersi. Il ruolo va ad Harrison Ford. Ed è quanto di meglio possa capitare. L’interpretazione della seconda scelta diventa iconica, il film uno dei più amati della storia del cinema.

Il cavillo che ha rilanciato Giroud

È una parabola che spiega piuttosto bene il concetto di sliding doors. E quindi, di conseguenza, anche l’attuale momento della Francia. L’uomo in più della squadra di Deschamps al Mondiale in Qatar si chiama Olivier Giroud. E fino a un mese fa sembrava uno che poteva aspirare ad apparire giusto in un piccolo cameo. Perché il ruolo di protagonista indiscusso apparteneva a di Karim Benzema, Monsieur Ballon d’Or, il goleador di nuovo decisivo grazie al liberatorio addio a Ronaldo, l’uomo capace di segnare 15 reti nei 12 incontri giocati nell’ultima Champions League, il Lazzaro di TS Eliot tornato in Nazionale dopo sei anni d’assenza.

Stavolta, però, il cavillo è stato sostituito da un problema al quadricipite della coscia sinistra avvertito dall’attaccante del Real proprio alla vigilia del Mondiale. I tempi di recupero sono troppo lunghi, la Coppa di Karim finisce ancora prima di iniziare. Ora che la Francia sembra un’armata inarrestabile, Benzema rischia di diventare il Jack Frusciante uscito dal gruppo, l’Al Sobrante che lascia i Green Day per continuare a studiare proprio alla vigilia del successo planetario. Merito anche di Giroud, la punta che a 36 anni si è scoperta ancora una volta decisiva. Con il Milan. Con la Nazionale.

La stramba rivalità con Benzema

Fin qui l’attaccante ha realizzato 4 reti. Due all’Australia, una alla Polonia e una, fondamentale, all’Inghilterra. Ma, sopratutto, ha segnato in molti modi diversi. Con il destro. Con il sinistro. Con la testa, per due volte. È una contabilità insensata per uno che a Russia 2018 è partito titolare in sei partite su sette ma non è mai riuscito a segnare neanche un gol. Tanto che i media si erano domandati come avesse fatto la Francia a vincere un Mondiale senza un centravanti. Le cose non sono andate meglio a Euro 2020. Il reintegro di Benzema dopo il lungo esilio ha imbullonato Giroud alla panchina. Due presenze da subentrante nelle quattro partite che i galletti hanno disputato prima di essere eliminati agli ottavi dalla Svizzera. Tutto senza mai graffiare, senza mai riuscire a rendersi indispensabile. Così in Nazionale Olivier sembrava ormai condannato alla trasparenza.

Al resto ci ha pensato una stramba rivalità nata all’improvviso con Benzema. Nel marzo del 2020 Karim è in diretta su Instagram con l’amico influencer Mohamed Henni, che gli chiede se esistono punti di contatto con Giroud. «Un paragone con lui? Non confondiamo la Formula 1 con il kart – spiega Karim – E io sono la Formula 1». Parole affilate che non sembrano ferire Olivier. «Io un kart? Sì, un kart campione del mondo», dice a BeFoot. Ma è solo l’inizio. Prima degli Europei Giroud rilascia una intervista a Le Figaro. E il giornalista gli ricorda quella vecchia frase di Benzema. «Le dichiarazioni che faceva su di me mi facevano sorridere, anzi, soprattutto ridere – risponde – le presi bene all’epoca e oggi ancora di più. Se vinciamo gli Europei, andremo entrambi a festeggiare su una pista di go-kart, sarà una bella foto». La storia andrà in maniera molto diversa.

Giroud non è leader ma trascinatore

La Francia si affloscia su se stessa, la grandeur del Mondiale russo sembra già finita. Almeno fino a quando la squadra non arriva in Qatar, almeno fino a quando Karim non è costretto a fermarsi. Giroud si ritrova di nuovo titolare, protagonista suo malgrado. In campo fa le cose invisibili che i suoi compagni non vogliono o non possono fare. Corre, pressa, spizza di testa. E segna. Olivier scompare dal campo e poi si materializza di nuovo nel cuore dell’area di rigore, attacca la profondità, percepisce in anticipo dove andrà il pallone. In una Nazionale dove i ruoli da leader sono già tutti occupati deve accontentarsi di fare da trascinatore. E tutto sommato gli va bene così.

Nell’intervista a Le Figaro aveva detto: «Sono lontano dall’essere finito. Ho 35 anni, ma l’ambizione di un ragazzo di 20». Ed è vero. In Qatar ha detto che «credendo nelle proprie qualità si possono spostare le montagne». Una frase che ha elevato a sistema fino a trasformarla in manifesto programmatico. Perché Giroud sembra uscito da un aforisma di Ennio Flaiano: «È un uomo afflitto da un complesso di parità. Non si sente inferiore a nessuno». E ora l’attaccante del Milan punta a molto più di una statuetta come miglior attore non protagonista.

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