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I punti fermi e le domande drammatiche che ho raccolto sul campo in Israele

Di Lorenzo Malagola
20 Marzo 2024
L’ipotesi dei “due popoli, due Stati” appare lontana; tuttavia, deve restare la meta cui tendere. E perché sia possibile, si deve valutare il perdono come categoria politica
Le foto degli israeliani ancora nelle mani di Hamas appese a un muro nella piazza degli ostaggi a Tel Aviv, 12 febbraio 2024
Le foto degli israeliani ancora nelle mani di Hamas appese a un muro nella piazza degli ostaggi a Tel Aviv, 12 febbraio 2024 (foto Ansa)

Nelle scorse settimane ho preso parte a una missione istituzionale in Israele, incontrando autorità a Tel Aviv e Gerusalemme e visitando territori di confine con la Striscia di Gaza. Sono voluto andare a vedere con i miei occhi quanto sta accadendo, per capire meglio le cause e gli effetti di questo ennesimo scontro che insanguina quella parte del mondo e per dare un contributo – seppur piccolo ma proporzionato alle mie forze – alla pace.
L’attacco di Hamas del 7 ottobre è un atto terroristico, contrario a ogni tipo di regola bellica. Non è stato anticipato da alcuna dichiarazione di guerra e ha colpito in larga parte civili inermi. Una violenta e disumana caccia all’uomo, con esecuzioni sommarie, abusi, torture e rapimenti. Israele si è fatto trovare impreparato e questo ha aperto profondi interrogativi nell’opinione pubblica sull’operato di Netanyahu e del suo governo, delle forze armate e dei servizi di sicurezza. Ad ogni modo, ho colto compattezza: i parlamentari di oppos...

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