Il futuro elettrico che Bruxelles sogna per l’Unione Europea in Norvegia è già realtà. L’anno scorso l’80 per cento delle nuove auto vendute nel paese scandinavo era alimentato a batteria e tra due anni, non 12 come previsto dall’Ue, i veicoli (non usati) a combustione interna saranno messi al bando.
Il paradiso delle auto elettriche
È dagli anni Novanta che il governo di Oslo promuove le auto elettriche e ne sostiene la vendita con generosi incentivi cancellando l’Iva, eliminando le tasse sull’importazione di veicoli elettrici dall’estero e ingolosendo i proprietari azzerando i pedaggi autostradali.
Gli ossidi di azoto emessi dalle auto a benzina e diesel che inquinano l’aria, sostiene il New York Times in un documentato servizio, sono nettamente diminuiti. L’inquinamento acustico lungo le strade è migliorato, le autofficine non hanno dovuto licenziare i dipendenti (perché i veicoli a combustione interna sono ancora numerosi) e la rete elettrica del paese ha retto all’aumento della richiesta. Tutto bene dunque? Non esattamente.
L’inquinamento dell’aria resta un problema
Se gli ossidi di azoto sono diminuiti, il nodo dell’inquinamento non è stato risolto dal momento che le auto elettriche, più pesanti di quelle tradizionali, emettono nell’aria più particelle generate dall’abrasione dei copertoni sull’asfalto al momento della frenata.
Nonostante la Norvegia abbia ben 25.102 colonnine di ricarica per le auto, a fronte di una popolazione di 5,5 milioni di abitanti, chi vive nei condomini fatica a trovarne una disponibile. E nei giorni di festa le code sono interminabili. Anche per questo l’assessore all’ambiente di Oslo, Sirin Hellvin Stav (Verdi), ha promesso di installarne di nuove ma anche di ridurre con varie misure «il numero delle auto che circolano in strada di un terzo». L’obiettivo è sia «tagliare le emissioni, che migliorare la qualità di vita in città».
Il green finanziato da petrolio e gas
La Norvegia è quasi un caso unico in Europa: se i cittadini possono permettersi in larga parte le auto elettriche, e i governi locali le infrastrutture necessarie, è anche perché la rivoluzione verde è finanziata dalle esportazioni di gas e petrolio, che ogni anno generano al paese 165 miliardi di euro.
Non a caso i Verdi hanno proposto di «smettere di esportare inquinamento» e di bloccare interamente la produzione di petrolio e gas entro il 2035. Proposta che, comprensibilmente, non ha finora riscontrato il favore del governo.
L’esecutivo al contrario, come riporta Reuters, sta pensando di reintrodurre la tassazione dei veicoli elettrici, non potendo più permettersi 3 miliardi di incentivi all’anno.
Tesla e cinesi surclassano i produttori europei
Se la disoccupazione temuta da molti in Europa come conseguenza del passaggio all’elettrico non ha toccato la Norvegia, la rivoluzione spaventa i produttori europei di auto e i loro storici rivenditori.
Il marchio americano Tesla ha rapidamente surclassato l’antico dominatore del mercato, Volkswagen. Ora la società di Elon Musk ha il 30 per cento del mercato, mentre la casa tedesca solo il 19. Ma anche la seconda posizione è in serio pericolo, visto che negli ultimi anni i marchi cinesi Byd e Xpeng «sono cresciuti» costantemente. «Se questo schema si ripeterà in altri paesi in Europa o negli Stati Uniti molti costruttori storici potrebbero non sopravvivere».
In Norvegia il declino ha riguardato soprattutto Renault e Fiat, che restano indietro nella tecnologia elettrica. Una prospettiva tutt’altro che idilliaca per l’Italia.