
I nuovi pretoriani di zar Putin

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Giovedì 9 marzo il presidente russo ha silurato 10 generali che lavoravano nel Servizio penitenziario federale e nel Comitato investigativo russo, presso il ministero dell’Interno. È il secondo decreto di questo tipo firmato da Vladimir Putin nel giro di poco più di un mese: l’altro era stato emesso il 2 febbraio e aveva previsto la destituzione di ben 16 generali. In occasione della riunione allargata del Consiglio del ministero dell’Interno del 9 marzo, il presidente ha precisato inoltre di auspicare l’applicazione di requisiti più rigorosi nella scelta dei vertici dell’amministrazione dell’ordine pubblico e ha ricordato che lo scorso anno diversi funzionari di alto livello sono stati messi agli arresti per reati gravi.
La geografia del potere russo sta cambiando. Numerosi, storici dirigenti dell’apparato pubblico sono stati rimossi, sostituiti da nuove leve. Secondo l’analista russo Leonid Savin, «Putin è tradizionalmente associato alla struttura poliziesca e burocratica di San Pietroburgo, dalla quale proviene e che a lungo lo ha sostenuto, ma una nuova generazione di collaboratori lo sta progressivamente affiancando nel governo del paese».
Il mantra della politica interna a Mosca adesso è la lotta alla corruzione e ai vecchi oligarchi. «La maggior parte dei dirigenti e dei funzionari federali che sono stati rimossi – spiega Savin – è collegata a oligarchi e sospettata di corruzione». Ma soprattutto, nell’attuale scenario internazionale, sopraggiunto con il regime sanzionatorio, «il paese ha bisogno di nuove energie e competenze che possano supportare meglio Putin in questa fase delicata di riorganizzazione del sistema». Ciò che viene sottolineato è il «patriottismo» dei nuovi, giovani potenti.
Questo dato è particolarmente rilevante. Il contrasto all’azione politica di Putin non proviene tanto dall’opposizione liberal e filo-occidentale, incarnata fino a qualche settimana fa dal blogger Alexey Navalny, condannato l’8 febbraio a 5 anni di reclusione per truffa. Secondo Savin, a osteggiare il presidente è una quinta colonna liberale, e “nazionale” solo a parole, «che si annida nel governo e nell’amministrazione. Un vero e proprio blocco capace addirittura di boicottare per mesi e anni i provvedimenti di Putin».
Scandali e accuse di corruzione
La lotta è iniziata da tempo, con l’arresto di Alexey Ulyukaev, l’ex ministro dello Sviluppo economico, per una storia di tangenti. Le prime avvisaglie però si erano già viste in passato, con alcuni arresti eccellenti: nel 2011 era toccato all’ex governatore della regione di Sakhalin, Alexandr Khoroshavin, accusato con due suoi assistenti di aver intascato mazzette per 500 milioni di rubli. Nel settembre del 2015 era stata la volta del governatore della Repubblica dei Komi e importante dirigente del partito di maggioranza Russia Unita, Vyacheslav Gayzer, immischiato in importanti affari criminali collegati con il settore offshore, insieme ad altre 19 personalità della nomenklatura burocratica. La mente di questo sistema è stata individuata nel finanziere Lev Libinzon, che recentemente ha cercato di togliersi la vita in carcere. A finire in prigione nel giugno del 2016 era stato, infine, un famoso politico liberale-governativo, il governatore della Regione di Kirov, Nikita Belykh, sempre per una tangente, questa volta di 40 mila euro.
Oggi il vero uomo forte della compagine putiniana è il presidente della Duma di Stato, Vyacheslav Viktorovich Volodin, classe 1964, approdato in parlamento direttamente dallo staff presidenziale, in grado di controllare con pugno di ferro la Camera bassa della federazione. Accanto a lui, però, ci sono queste giovani leve: i “tecnocrati”, questo l’appellativo affibbiato loro dai media russi in virtù del loro profilo caratterizzato da studi di tipo economico.
«Sono apparsi all’improvviso», spiega a Tempi Anastasia Zhukova, giornalista di Tsargrad Tv. «Questi giovani non solo rappresentano una novità inattesa nel panorama politico, ma hanno portato una straordinaria energia rispetto ai predecessori, caratterizzati da un atteggiamento passivo rispetto alla linea politica tracciata dal presidente, e, a quanto pare, da comportamenti lesivi del bene pubblico». Per la Zhukova, ciò che contraddistingue i nuovi pretoriani di zar Vladimir è «la competenza: si tratta di manager qualificati, ottimi economisti, desiderosi di far progredire il paese realizzando importanti infrastrutture e investimenti produttivi in grado di creare nuovi posti di lavoro».
La “verticale del potere”
Tra di loro spiccano, ad esempio, Nikolai Lyubimov, 41 anni, nominato lo scorso 14 febbraio governatore dell’Oblast’ di Rjazan’; Maxim Reshetnikov, ex capodipartimento economico di Mosca e nuovo governatore della Regione di Perm; l’ex deputato Alexey Tsydenov, attualmente governatore della Buriaza; Andrei Nikitin, ex direttore generale dell’Agenzia per le iniziative strategiche, ora alla guida della Regione di Novgorod.
È evidente che i giovani “tecnocrati” sono chiamati soprattutto a coadiuvare il presidente nel governo delle articolazioni locali dell’immensa Federazione Russa, rendendo più incisiva quella “verticale del potere” da tempo teorizzata da Putin, il cui principale obiettivo di politica interna è stato sin dal primo mandato quello di limitare le spinte centrifughe che rischiavano di portare alla frantumazione l’“impero”. Un processo, quello della sostituzione della classe dirigente dell’amministrazione statale, che proseguirà ancora a lungo, a detta di Leonid Savin: «Molti burocrati ancora aspettano di essere puniti».
Foto Ansa
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!