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Ho fallito: chiudo il negozio e porto i libri in tribunale

Di Renato Farina
02 Agosto 2024
Devo fare i conti con i bilanci negativi. Non quello economico, o del consenso e dell’amicizia che tuttora circondano il Molokano. Ma l’efficacia culturale, politica, diplomatica di questa rubrica dedicata agli armeni è zero
Celebrazione a Baku, Azerbaigian, dei caduti nella guerra del 2020 contro gli armeni del Nagorno-Karabakh, che sarà definitivamente conquistato nel settembre 2023
Celebrazione a Baku, Azerbaigian, dei caduti nella guerra del 2020 contro gli armeni del Nagorno-Karabakh, che sarà definitivamente conquistato nel settembre 2023 (foto Ansa)

Accade che certe cose finiscono. Il Molokano – la rubrica che da cinque anni Tempi dedica alla Armenia, unico tra i periodici non armeni ad aver svolto questo compito in Occidente – tira giù la saracinesca. Come tanti piccoli negozi, in questa epoca di acquisti online, deve fare i conti con i bilanci. Non quello economico, o del consenso e dell’amicizia che circondano tuttora il Molokano. Ma l’efficacia culturale, politica, diplomatica è zero.

Ho ricordato come proprio il documento finale del G7, condotto dall’Italia, non trova tra le 20 mila parole neppure una che nomini, almeno il nome: Armenia. Invece zero, niente, nada, nothing, de nihilo. Anzi, proprio in quei giorni il nostro ministro della Difesa è andato in Azerbaigian a onorare e ribadire l’accordo per rafforzare e modernizzare le forze armate che hanno schiacciato come un uccellino e cacciato dalla sua terra il popolo armeno dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh). Un sigillo.

Bè, di...

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