Hamas vieta ai musulmani di festeggiare il Natale nella Striscia di Gaza
Con un provvedimento del Ministero degli affari religiosi Hamas vieta ai musulmani di festeggiare il Natale nella Striscia di Gaza: l’ordine del partito islamista è limitare l’“interazione” con le celebrazioni cristiane e aderire a misure che prevedono l’emissione di un’apposita fatwa, nonché la “raccomandazione” a organi di stampa e predicatori di prendere parte a una grande campagna online avviata col preciso intento di promuovere l’astensione dalla partecipazione ai riti natalizi.
Ne dà notizia il Jerusalem Post, anticipando le direttive contenute nel documento interno del ministero aspramente criticate dal manipolo di cristiani (poche centinaia) rimasti a mantenere viva la propria fede nei territori controllati dai terroristi, e bollate come «razziste», «pericolose» e «criminali» da molti attivisti per i diritti umani in Palestina che paragonano la prevaricazione di Hamas sui cristiani a quella di Isis e talebani. Anche l’Unione Democratica Palestinese (Fida, gruppo laico dell’Olp) ha espresso indignazione per il provvedimento, definendolo «una chiara violazione sia della Dichiarazione di indipendenza che della Legge fondamentale palestinese, che stipulano il rifiuto dell’intolleranza e sottolineano il diritto di tutti a praticare liberamente i propri riti religiosi». «La decisione di Hamas rappresenta un attacco alle libertà e una grave violazione dei diritti di una parte integrante del nostro popolo palestinese» ha fatto eco il Fronte di Lotta Popolare Palestinese, rilevando come le direttive fossero totalmente avulse dagli sforzi per arginare la diffusione della pandemia.
PERCHÉ IMPEDIRE AL POPOLO DI CELEBRARE «LA FESTA PIÙ BELLA DELLA PALESTINA?»
Nel grottesco tentativo di smarcarsi dalle accuse di aver preso di mira i cristiani, il ministero ha diffuso un comunicato specificando che le misure non avevano nulla a che fare con le festività e i fedeli di Gaza «compatrioti e compagni nella lotta per la causa palestinese», bensì erano indirizzate ai musulmani che intendevano partecipare a celebrazioni religiose non islamiche. Col risultato non solo di confermare i contenuti diffusi dai media, ma di moltiplicare indignazione e biasimo tra i palestinesi, laici e religiosi, tra questi padre Ibrahim Faltas, frate egiziano della Custodia di Terrasanta. Che in un lungo intervento pubblicato su abouna.org ben ripreso da Fides, definisce la dichiarazione ministeriale come «una pagina nera nella storia di Hamas». Il padre francescano si rivolge al partito islamista criticandolo duramente per aver provato a «impedire al popolo di celebrare insieme la festa più bella della Palestina, la festa in cui l’attenzione di milioni di persone in tutto il mondo viene attirata a seguire con entusiasmo i dettagli di questa celebrazione a Betlemme, capitale della natività, che diventa capitale della gioia e della gioia in Palestina (…) Non è forse il compleanno del Messaggero dell’Amore e della Pace, Cristo Gesù figlio di Maria, che voi onorate come profeta di Dio, citato nel Corano venticinque volte? E la Vergine Maria non è forse menzionata trentaquattro volte nel Corano? Il Natale non è forse la festa di Betlemme, il giorno della Palestina? Non è la ragione per cui milioni di pellegrini vengono ogni anno a Betlemme, diventando anche una fonte di reddito per la Palestina e il popolo palestinese?».
Foto Ansa
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