«Proponiamo l’alleanza con il Pd». Lo ha detto ieri il deputato a 5 Stelle, Tancredi Turco, sul Secolo XIX. Ergendosi a portavoce dei grillini dissidenti Turco ha avanzato l’idea di «un governo insieme al Pd con un presidente del Consiglio di garanzia, una figura terza». «Non Stefano Rodotà, ormai si è bruciato – precisa – ma perché non Gustavo Zagrebelsky?». Indiscrezioni raccolte dal Corriere della Sera, rivelano che oggi sarebbero almeno una dozzina i parlamentari 5 stelle pronti a cogliere al balzo la proposta di Turco.
IL RIAVVICINAMENTO. Tempi.it ha sempre sottolineato la comunanza di intenti e di interessi fra il popolo grillino e quello dei vecchi partiti rossi oggi sostituiti in parlamento da Nichi Vendola e Sel. Pare che questo legame ideologico si sia rinsaldato a tal punto da scaturire in una possibile alleanza di governo, scrive il Corriere. Responsabili del matrimonio di interessi fra onorevoli e senatori del M5S e Sel, sarebbero «le battaglie comuni, a cominciare da quella contro Silvio Berlusconi». Per ora, scrive il Corriere, «si fa sempre più concreta un’ipotesi, alla quale stanno lavorando senatori di Sel e colleghi a 5 Stelle con la valigia in mano: creare un gruppo autonomo a Palazzo Madama». Un gruppo indipendente che potrebbe far parte di un governo con il Pd, sostenuto se non dal Movimento 5 Stelle, almeno dagli ex.
GRUPPO M5S-SEL. «Ai piani alti del Movimento sono sicuri», racconta il Corriere, «ci sono almeno 4 senatori che hanno già deciso di uscire dal gruppo»: Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino, Lorenzo Battista e Alessandra Bencini e forse anche Mario Giarrusso, anche se lui nega. Al gruppo potrebbe unirsi anche l’epurata Adele Gambaro.
Il quotidiano di via Solferino sottolinea come «anche alla Camera le manovre dei “dissidenti” sono sempre più stringenti: ci sarebbero 6 o 7 deputati irrequieti, che potrebbero andare a dar man forte ai colleghi fuoriusciti, Adriano Zaccagnini, Vincenza Labriola e Alessandro Furnari per creare il gruppo degli esuli a 5 stelle».
FACCIAMO IL GOVERNO. «Colloqui e contatti si moltiplicano ancora in queste ore», sostiene il Corriere, e anche se «è improbabile che l’operazione si compia immediatamente», i grillini sarebbero pronti a dare una mano ai colleghi della sinistra non appena si prospettasse «il casus belli, un segnale». Molti di loro, per esempio, «sono disposti ad uscire solo in vista di un’operazione politica concreta». «Cioè solo in caso di caduta del governo». «In quel caso – conclude il quotidiano di Via Solferino – il gruppetto ribelle potrebbe nascere per dare il sostegno all’esecutivo».