Goodnight Sofia, il film proiettato in venti paesi grazie al passaparola social

Di Paola D'Antuono
26 Aprile 2013
Leonardo Moro e Lorenzo Robusti hanno scritto, diretto e prodotto «un viaggio sulla memoria e sul dolore» che ha conquistato il pubblico internazionale

[internal_video vid=89206] Leonardo Moro e Lorenzo Robusti avevano un’idea, ma pochissimi soldi per realizzarla. Ma quando l’idea pulsa troppo forte bisogna assecondarla con ogni mezzo. Così i pochi euro a disposizione s’investono nell’acquisto di un dominio web e il resto lo fanno la pazienza e la voglia di far conoscere il risultato di questa idea. Leonardo è il regista di Goodnight Sofia, un film autoprodotto assieme a Lorenzo, che ha partecipato anche alla stesura della sceneggiatura. Una produzione indipendente come tante ce ne sono, ma con qualcosa in più che deve aver colpito chi ha visitato il sito e la pagina Facebook.

PASSAPAROLA 2.0. Perché grazie al vecchio metodo del passaparola, rivisitato in chiave 2.0, il film di Leonardo e Lorenzo ha già fatto il giro del mondo, da Hanoi, in Vietnam, a Berlino, passando per Sarajevo, Varna (Bulgaria), Melbourne, Portland. È arrivato praticamente ovunque, percorrendo migliaia di chilometri virtuali. In Italia è stato proiettato a Spoleto, Torino, Arezzo e Porto San Giorgio «ma chiunque volesse proiettarlo non deve fare altro che contattarci, gli invieremo la copia digitale attraverso un link». Leonardo parla con la voce di chi non crede di aver fatto nulla di più di ciò che avrebbe voluto, parlare di successo non gli piace ma è innegabile che far percorrere tanta strada a un film low cost, indipendente e «astratto», come lo definisce il regista, non è facile. Leonardo parla di Goodnight Sofia come di «una storia inframezzata da immagini di repertorio, è ambientato in Bulgaria e vede al centro una ragazza colpita da un grave lutto che parte per un viaggio alla riscoperta della sua memoria».

NOTE DI REGIA. Quello che Leonardo non dice sta tutto nelle note di regia della sua pellicola: «Goodnight Sofia è la storia di una voce perduta per sempre. Una voce piena di vita e progetti. La voce di mio padre. L’ultimo ricordo che ho di lui, o almeno quello più nitido, è legato a Sofia e alla sua voce. È un ricordo da niente, ma è l’unico che ho. Una telefonata, cinque o sei minuti; io ero a Sofia di passaggio dopo un viaggio a Istanbul, lui a casa. Tutto normale, tutto come sempre. Mio padre si è tolto la vita due mesi dopo. Per molto tempo mi sono chiesto come avrei potuto salvarlo. Perché non avevo capito? Per molto tempo non sono stato capace di guardare una sua foto o di pronunciare il suo nome. Mi sentivo tradito e abbandonato. Sono tornato a Sofia per cercare la sua voce in quelle strade che non aveva mai visto. Lontano da casa, lontano da tutto. Sono partito dalla fine per ritrovarlo. Il presente, nel film, è una ragazza sola in una città fantasma. Il passato è la rievocazione di un’infanzia immaginaria, quasi magica, attraverso la mia infanzia, l’infanzia del cinema, l’infanzia di Sofia, l’infanzia di altre famiglie lontane e perdute. Goodnight Sofia  non è un film su mio padre. Goodnight Sofia è un film per mio padre».

CIRCOLI E LIBRERIE. Tra librerie, circoli e gallerie il film si sta facendo largo «ma non credo che riuscirà mai ad arrivare in sala. Non è un film da weekend, è un lavoro di ricerca poco adatto ai circuiti tradizionali». Ma forse a Leonardo e Lorenzo va bene così, forse Goodnight Sofia ha davvero bisogno di un pubblico attento, ristretto e racchiuso nello spazio che gli è più congeniale, tra le mura di una libreria che ha molto da raccontare.

@paoladant

 

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