
Giustizia, parte la riforma. Berlusconi: «Va nell’interesse di tutti i cittadini, la volevo dal 1994»
Il Consiglio dei ministri ha salutato con un applauso l’approvazione della riforma messa a punto dal Guardasigilli Angelino Alfano. Il testo varato dal Cdm è esattamente quello proposto dallo stesso ministro. «E’ dal 1994 che volevo questa riforma, è dai tempi della nostra discesa in campo» ha dichiarato Silvio Berlusconi in Cdm. «Finalmente riusciamo a realizzare un punto fondamentale del nostro programma. Gli attacchi dell’opposizione sono strumentali, questa riforma non riguarda i processi in corso».
Il premier ha poi parlato ai giornalisti in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri: «Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica presentiamo un testo di riforma completo, organico, chiaro, convincente. Lo portiamo all’attenzione del Parlamento che lo discuterà, lo approverà e intendiamo sostenere questa riforma con una larga comunicazione. E’ una riforma che va nell’interesse dei cittadini».
Secondo Berlusconi sono già pronte le dieci leggi di attuazione da presentare in successione al Parlamento: 1) legge per la seprazione delle carriere; 2) legge per l’organizzazione degli uffici dei pm; 3) legge per l’istituzione dei due Csm (legge elettorale, componenti dei Consigli, etc.); 4) legge per l’istituzione della Corte di disciplina; 5) legge per i criteri di trasferimento dei magistrati da parte dei Csm in caso di sedi vacanti; 6) legge sui rapporti fra pm e polizia giudiziaria; 7) legge sui criteri per l’esercizio dell’azione penale (i criteri saranno indicati dal parlamento); 8) legge sull’inappellabilità delle sentenze di assoluzione di primo grado; 9) legge sulla nomina elettiva dei magistrati onorari; 10) legge sulla responsabilità civile dei magistrati.
Angelino Alfano, ministro della Giustizia, presente in conferenza stampa, ha dichiarato che «siamo consapevoli che non sarà un percorso facile, ma tutti saranno chiamati ad un’assunzione di responsabilità. Si capirà chi vuole combattere una sacra guerra per mantenere lo “status quo” e chi vuole riformare il sistema».
Il Pd ha già annunciato che farà «un’opposizione dura e intransigente». Dario Franceschini, capogruppo democratico alla Camera, boccia senza appello la riforma della giustizia appena varata dal governo e parla di «operazione solo d’immagine e sbagliata, punitiva verso i magistrati. La riforma della giustizia che gli italiani stanno aspettando da anni è quella che dovrebbe portare certezza della pena, cause penali e soprattutto civili più veloci, informatizzazione dei tribunali. Questo non c’entra nulla con le proposte approvate oggi dal Consiglio dei ministri».
Trattandosi di una riforma costituzionale, dovrà essere approvata due volte da entrambi i rami del Parlamento: qualora avrà il consenso di due terzi dei parlamentari entrerà subito in vigore; in caso contrario, sarà sottoposta ad un referendum confermativo tra i cittadini.
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