Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Ci sono tanti morti a Parigi uccisi in nome di Allah. Voglio fare oggi un esercizio russo di ascesi scorticante. Vedere con lealtà tra chi ha fede in Allah e nel suo Profeta, e ho incontrato nel corso degli anni, qualcosa di diverso non solo dall’assassinio in nome del Corano ma addirittura amore verso di me, in quanto uomo e in quanto battezzato cattolico romano.
Oggi verrebbe più semplice a Boris trovare i versetti sempreverdi che impongono ai musulmani di dare la caccia all’infedele e di ucciderlo senza pietà. Ma in nome dei giusti islamici che ho incontrato, non lo farò. Beninteso non sto scolorando il sangue versato dai perseguitati. Ma a volte, proprio quando non viene naturale, bisogna dire tutta la verità. E la verità è che io ho incontrato tra i musulmani autentici amici, capaci di fraternità.
Sarò banale, compilo un elenco parziale di amici.
1984. Non avevo mai visto un musulmano in vita mia. Parto in gennaio per il Sahel. Ho 29 anni, sono sprovveduto. Ho letto su certi rapporti dell’Onu che sta per esplodere la carestia nei Paesi sub-sahariani semi-desertificati. Da Abidjan vado a Bouaké (Costa d’Avorio) in aereo. Da lì salgo su un treno che mi porterà a Bobo Dioulasso in Burkina Faso. Improvvisamente mi accorgo di essere l’unico bianco su un treno zeppo di etnie africane di ogni genere. I vagoni sono zeppi alla follia. Sono percorsi da bande di furfanti che estorcono denaro qui e là con il coltello in mano. Mi reputo morto. Allora mi comporto da matto. Tiro fuori il crocifisso d’oro, bello grande, regalatomi da mia mamma per i diciotto anni, e lo metto visibile sul petto, deciso a farmi passare per missionario. Un ragazzo mi guarda stupito. Mi dice: «Sei cristiano? Sei un prete?». Si chiama Karim, ha 20 anni e fa la spola in treno e carovana dal Mali alla costa atlantica, porta su e giù merci. Gli dico che non sono un prete, ma cattolico sì. Lui mi dice: «Sta’ tranquillo sei sotto la mia protezione. Il Papa è venuto a trovarmi, l’ho visto a Yamoussoukro, era una macchia bianca e parlava di Dio. Per ringraziarlo ti proteggo». Passano quelli della banda, e Karim li manda via dicendo che ero con lui. Il mio primo impatto con un musulmano è stato con un ragazzo che mi ha salvato la vita d’intesa con Giovanni Paolo II e il crocifisso. È un fatto. Non è un versetto del Corano, ma della mia vita.
1989 e dura ancora. Imad studia a Milano ingegneria. È amico di amici universitari. È futuro capo di una grande famiglia libanese musulmana, non ho mai capito se sunnita o drusa o sciita o alawita. In tutti questi anni di profonda amicizia, mai, dico mai, ho sentito venir meno l’affezione verso la mia persona, non a prescindere dalla mia (poverissima) fede, ma dentro questa fede. La verità è cattolica, apostolica, romana. Io credo questo. Lui no. Né io né lui abbiamo mai pensato che le religioni siano equipollenti. Ma è lo stesso Dio che ha messo in noi il desiderio di conoscerLo, e ha reso possibile un’amicizia, fino al rischio della vita, pur di salvare innocenti. E più non dico.
1999 e ancora oggi. Sharifa è una signora somala musulmana di etnia bravana. Incarcerata per mesi innocente, fuggiva dalla guerra. Grazie a Maryan Ismail, musulmana di altruismo totale, conosco la storia. Ne scrivo sul Giornale, con Berlusconi riusciamo a farle raggiungere i parenti a Londra. Le benedizioni di Sharifa dal letto di ospedale mi accompagnano ancora. Può Dio non averle ascoltate, così pure e gentili?
2000. Muore mio padre. Aveva assunto molti marocchini nella sua piccola ditta. Li aveva aiutati a fondare cooperative. A vegliarlo, inchinandosi in pianto per lui e pregando, ci sono loro. Per lui quasi figli.
2008 fino alla fine dei giorni. Özlem Piltanoglu è una deputata turca che lavora con me in Consiglio d’Europa. È musulmana laica, non pratica. Decidiamo di aiutarci nella serietà della nostra fede. Decidiamo di pregare sempre in comunione. Piange con me per i cristiani perseguitati.
Per molti meno giusti, Dio avrebbe salvato Sodoma. Spero salvi il mondo grazie a questi amici.
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