
Giappone, Togni: «Ecco come si smantella una centrale nucleare»
Il premier giapponese Naoto Kan ha annunciato che la centrale nucleare di Fukushima 1, colpita e danneggiata dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo scorso, sarà smantellata. La decisione è arrivata in seguito alla fuoriuscita di tracce di plutonio e all’emergenza dovuta al pericolo radioattivo. Paolo Togni, ex capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente, esperto di energia nucleare e titolare della rubrica “Presa d’aria” su Tempi, spiega come si fa a smantellare una centrale nucleare.
E’ davvero possibile smantellare un impianto atomico come quello di Fukushima 1?
Non è certo facile, né breve, né economico. Non è una fabbrica di caramelle, che puoi smontarla. Ci vogliono molti soldi e molto tempo. Però si può.
In che modo?
In termini tecnici si chiama decommissioning. Servono tecnologie particolari, perché tutti i materiali sono altamente radioattivi, e bisogna prendere enormi precauzioni.
I reattori danneggiati devono essere demoliti solo dopo essere stati completamente raffreddati, mentre i materiali radioattivi vengono rimossi e conservati. Il vero grande problema, e di conseguenza la difficoltà, sta nel combustibile, che non si sa dove metterlo. Distruggerlo non si può, perché dura migliaia di anni. Quindi bisogna inserirlo in un deposito e ce ne sono solo di due tipi: geologico e di superficie.
Che cosa sono?
Quando si parla di deposito geologico, per farla semplice, si intende un buco nel terreno, con le dovute protezioni. Ci sono poi i depositi di superficie, che però ancora non esistono. O meglio, ce n’è uno negli Stati Uniti ma non è ancora attivo.
Ci sono delle controindicazioni?
Per la salute nessuna, se tutto viene fatto come si deve. I costi, invece, sono davvero notevoli.
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