Con l’intento di scoprire «come funzionano» le “terapie di conversione” degli omosessuali all’eterosessualità utilizzate da alcuni psichiatri e psicoterapeuti nel Regno Unito, «chi sono questi psichiatri» e «che effetto fa [la terapia] sui pazienti», il giornalista omosessuale Patrick Strudwick ha partecipato a un incontro di un gruppo cristiano evangelico a Londra organizzato per i medici che volessero imparare a “riorientare” i loro pazienti. Sotto il falso nome di Matthew, Patrick ha chiesto a due professori di entrare in cura da loro per essere guarito, ha detto che si era riavvicinato al cristianesimo e con un registratore nascosto sotto la maglia ha registrato tutte le sedute e poi denunciato i professori. Una dei due è stata radiata dall’albo questa settimana e potrà iscriversi di nuovo solo quando dimostrerà di avere imparato dai suoi errori, che consistono in sostanza nell’avere provato a cambiare gli orientamenti sessuali di un gay.
La psicoterapeuta condannata si chiama Lesley Pilkington, ha 60 anni, e secondo quanto trascritto dal giornalista Strudwick ha cercato di invocare l’intercessione di Dio perché Matthew guarisse dall’omosessualità, ha indagato la sua infanzia per capire se qualcuno avesse abusato di lui da piccolo, ha sostenuto che l’omosessualità è una malattia mentale e gli ha anche consigliato di andare a giocare in una squadra di rugby. La signora Pilkington è stata ritenuta colpevole dalla British Association for Counselling and Psychotherapy per «negligenza professionale» e «dogmatismo».
L’intera storia, riportata oggi sul The independent e firmata dallo stesso Strudwick, non dice tutto però. La Commissione che ha condannato la signora Pilkington ha anche fatto notare che «il signor Strudwick non ha espresso apertamente le sue vere intenzioni quando ha richiesto i servizi della signora Pilkington e in modo significativo l’ha volontariamente ingannato facendole credere di essere d’accordo con il suo approccio». E ancora: «Facendo continue domande ha manipolato il contenuto delle sessioni per farle combaciare con quello che stava cercando».
E che cosa stava cercando il giornalista e attivista gay Matthew, alias Strudwick? Di fregarla. C’è riuscito benissimo e la psicoterapeuta è stata radiata, forse a ragion veduta. Ma quando si leggono gli atti del ricorso in appello e si legge che Strudwick è stato costretto ad affermare che non voleva mettere in dubbio l’efficienza della terapia riparatrice, perché non poteva dimostrare in alcun modo che non fosse una terapia benefica per alcuni clienti, e quando si pensa a come ha ottenuto le sue informazioni, ingannando un medico e nascondendosi un registratore sotto la maglia, viene da pensare che la signora Pilkington non è l’unica che dovrebbe essere tacciata di «negligenza professionale».