Galan attacca Tremonti, che chiama Berlusconi: «Così non resto» – Rassegna stampa/2

Ieri Giancarlo Galan, ministro dei Beni culturali, in un’intervista rilasciata al Giornale ha accusato duramente il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, dichiarando: «Un socialista all’Economia ha comissariato il governo». E ieri ha aggiunto: «Ho chiesto solo maggiore collegialità nelle scelte del gveorno e su questo non credo di essere così solo». L’accusa è di far perdere le elezioni al Pdl.

“Cinquecento chilometri a sud, nell’ufficio romano del capo del governo a via del Plebiscito, Berlusconi e Tremonti sono seduti uno davanti all’altro. La tensione è alta e i toni sono aspri. Tremonti pretende chiarimenti. (…) Berlusconi ha già fatto una nota per ribadire «pieno sostegno» all’azione di Tremonti. Ma il ministro dell’Economia insiste. Vuole di più. Vuole una difesa netta, totale (…): «Sono stanco di questo clima di diffidenza, stanco di questi attacchi, stanco di cene dove si trama contro di me», ripete Tremonti nelle chiacchiere più riservate. E la chiosa è sempre la stessa: «Così non resto»” (Avvenire, p. 9).

“Berlusconi prova a passare la grana al portavoce Bonaiuti che mette a punto una nota dove il capo del governo sottolinea come «grazie alle linee di politica economica, sempre condivise e approvate dal Consiglio dei ministri, l’Italia ha garantito la tenuta del bilancio dello Stato». (…) Ora dopo ora, la tensione sale e non bastano gli attestati di stima dei vertici del Pdl a frenarla. Verdini tira comunque le orecchie a Galan: «Solo un cieco può non vedere che senza una politica di rigore anche l’Italia sarebbe stata affossata». Nelle stesse ore interviene anche l’altro coordinatore, Ignazio La Russa. Per confermare «piena solidarietà al ministro Tremonti che tutta l’Europa ci invidia»” (Avvenire, p. 9).

“Lo scontro Tremonti-Berlusconi è forse solo rinviato. perché oggi la priorità è un’altra: vincere le elezioni amministrative di metà maggio. E allora l’unica soluzione possibile è rinviare il chiarimento e accettare una tregua armata” (Avvenire, p. 9).