G8 di Genova, «Carlo Giuliani, sentenza rispettabile ma non c’è da esultare»

Di Benedetta Frigerio
26 Marzo 2011
Alberto Gagliardi, ex deputato di Forza Italia e vicepresidente del consiglio comunale di Genova: la sentenza «è rispettabilissima, perché gli agenti stavano facendo il loro dovere e questo va garantito, ma nel caso specifico ci troviamo comunque davanti alla morte di un ragazzo. Inoltre, una certa responsabilità le istituzioni la ebbero»

La Corte europea dei Diritti umani di Strasburgo, con sentenza definitiva, ha dichiarato che l’Italia non ha violato l’articolo 2, che chiede allo Stato la tutela del diritto alla vita, quando a Genova morì Carlo Giuliani, durante gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine nel corso del G8 del 2001. La decisione è stata presa a maggioranza dai giudici della Grande Camera, che ha espresso 13 voti a favore e 4 contrari, stabilendo la piena assoluzione di Mario Placanica, il carabiniere dalla cui pistola partì il proiettile che colpì Giuliani, dunque confermando la sentenza di primo grado, emessa il 25 agosto del 2009. Si legge nella sentenza europea: «Sono i manifestanti che hanno attaccato la jeep i veri responsabili della morte e non le autorità italiane».

Davanti alla notizia Genova si è divisa. Alberto Gagliardi, ex deputato di Forza Italia e vicepresidente del consiglio comunale di Genova parla a Tempi di una sentenza arrivata tardi: «Dieci anni, per i tempi moderni, in cui informazioni su informazioni si accumulano, sono secoli. La gente purtroppo non ricorda. Bisognerebbe, invece, riguardare i fatti per ricomprendere errori e meriti da non rifare o da ripetere». Dal punto di vista della sfera pubblica, per Gagliardi, la vicenda è invece stata politicizzata: «Certa sinistra ha strumentalizzato la famiglia del ragazzo per attaccare lo Stato e difendere i no-global: se fosse capitato a me, come padre, avrei fatto meno baccano».

Daltra parte, però, Gagliardi non può «in nessun modo giustificare l’esultanza di certi politici». La sentenza, infatti, «è rispettabilissima, perché gli agenti stavano facendo il loro dovere e questo va garantito, ma nel caso specifico ci troviamo comunque davanti alla morte di un ragazzo. Inoltre, una certa responsabilità le istituzioni la ebbero. Penso a Fini che non chiarì i ruoli della catena di comando. Chi impartì gli ordini da Roma? Perché degli errori nelle caserme di Genova ci furono, li ho visti con i miei occhi».

Anche il capogruppo dell’Idv in Regione, Nicolò Scialfa, si dice d’accordo con «la sentenza. Credo sia giusta: non si può dire che il carabiniere sia responsabile di un evento che fu estremizzato da una parte e dall’altra. E’ su altri fatti che ci sarebbe da fare chiarezza». Il vicedirettore del giornale ligure Il Secolo XIX, Alessandro Casinis, conferma che in città «hanno reagito solo le persone che da sempre hanno seguito la vicenda». C’è stato chi come Agnoletto si è indignato e chi ha esultato, «ma non è questo il punto». Se, infatti, la sentenza «è rispettabile, spiace invece che una tale politicizzazione della faccenda abbia ostacolato un giudizio approfondito e leale di tutti gli eventi».

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