Fumare fa male a chi fuma. Ma allo Stato fa benissimo
Perché scioperano i tabaccai? Perché per ogni pacchetto di sigarette venduto, per esempio un pacchetto di Marlboro rosse da 5 euro, il loro guadagno (l’aggio) è pari al 10 per cento del prezzo di vendita. Nulla di più. E il resto? Al fornitore vanno 70 centesimi di euro, mentre è allo Stato che finisce la vera “ciccia”: il fisco, infatti, grazie al business del fumo, incassa ben 2 euro e 90 centesimi di accisa più altri 90 di Iva su ogni pacchetto venduto. Per un totale di 3 euro e ottanta centesimi su ogni singolo pacchetto da venti del nostro esempio. Chiunque può fare questi facili conti da sé partendo dalle percentuali che compongono il prezzo delle sigarette indicate sul sito dei Monopoli di Stato.
PENALIZZATI I FUMATORI. Per questo motivo la Federazione dei tabaccai (Fit) ha annunciato uno «sciopero ad oltranza» a partire da lunedì 3 marzo dalle 9 alle 12 e per tutti i lunedì successivi, se non sarà aumentato l’aggio sui tabacchi. «Abbiamo cercato il dialogo – ha dichiarato il presidente Fit Giovanni Risso – abbiamo provato a spiegare l’origine dell’impoverimento di una categoria, quella dei tabaccai, ancora oggi considerata, a torto, ricca. Ora il tempo delle parole è scaduto. Si passa all’azione. I tabaccai scioperano e chiedono l’aumento dell’aggio!».
Ma, a ben vedere, la prima categoria che dovrebbe scendere in piazza a protestare è quella dei fumatori. I consumatori di bionde, del resto, sono quelli che subiscono il danno maggiore dal fisco: anziché pagare un pacchetto di sigarette – esageriamo – 2 euro e 20 centesimi con l’Iva (anche senza Iva e accise il prezzo sarebbe solo di 1,20 euro), un fumatore deve sborsarne più del doppio.
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7 commenti
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Sono molto alte le accise su quei beni che alcuni chiamano “non meritori” o “demeritori”, per almeno due ragioni:
-Si deve pareggiare il costo dell’esternalità rappresentato dal danno alla salute di un cittadino che vive in un paese con sanità pubblica, laddove il danno sia volontariamente e coscientemente subito dal consumatore.
-Si deve penalizzare il consumo di alcune sostanze per fini educativi.
Il consumatore si assume non essere in grado di prendere sempre in piena coscienza le proprie decisioni, quindi lo stato rende più “difficile” il consumo di determinati beni, di modo che il consumatore non possa prendere a cuor leggero la decisione.
(La stessa logica giustifica la presenza “vistosa” delle avvertenze sui danni alla salute sul pacchetto, ed anche di quelle foto raccapriccianti che non so se avete mai visto sui pacchetti.)
Riguardo questo ultimo punto, il metodo è discutibilissimo (basti pensare al differente effetto deterrente a secondo del reddito di chi consuma) ma la logica che c’è dietro, quella educativa, è la stessa che guida le politiche contro le droghe leggere e pesanti. La stessa.
Forse alcune volte la redazione di questo giornale si finge più ignorante di quanto non sia per evitare di portare alla luce le inevitabili contraddizioni a cui va incontro chi prova a conciliare posizioni politiche ed etiche in realtà inconciliabili.
Acrobazie retoriche mirabili comunque, come sempre.
nota off topic:
oggi pomeriggio ero bannato dai commenti, ho scritto all’aministrazione argomentando come non mi sembra di essere mai offensivo o fuori luogo nei miei commenti ed ora sono sbannato.
Di tutte le critiche possibili, non posso farvi quella della censura.
Caro prof, la sua richiesta di “sban” ha avuto effetti benefici anche su di me.
In realtà credo che il problema non sia il tono maleducato dei nostri interventi,
ma alcuni automatismi basati su black list farlocche di indirizzi IP.
Ogni automatismo che si rispetti funziona male…
Mai fumato in vita mia e mai inizierò. Se non altro per non dare altri soldi a uno stato assetato di sangue.
o ragnar non pensare allo stato assetato di sangue ma alla fortuna, e magari anche all’accortezza, che hai avuto a non prendere il vizio. una volta preso pare il pozzo di san patrizio, pare stai per uscirne ma non è così. è dura e lunga la lotta contro il vizio del fumo.
Nell’articolo ci sono tanti numeri, ma ne mancano almeno due e cioè i morti all’anno per fumo e quanto costa alla comunità curare le persone che si ammalano per colpa del fumo.
Numeri alla mano, fatta la differenza tra gli introiti di accise e IVA da una parte e costi sanitari per le vittime del fumo dall’altra, rimangono all’erario puliti puliti 6-7 miliardi di euro all’anno.
Se tutti i fumatori smettessero di colpo,
mi ritroverei l’IMU prima casa reintrodotta e moltiplicata per due.
In questo caso si dovrebbe introdurre una tassazione speciale per gli ex fumatori, responsabili col proprio insensato salutismo di tanto scempio per le finanze pubbliche 🙂
Ovviamente questo è un paradosso e comunque non ho mai fumato in vita mia, ma mi guardo bene dal demonizzare chi lo fa