Mentre nelle ultime settimane proseguono a ritmo incessante gli sbarchi di migranti in Italia in fuga dai loro Paesi di origine e, come informa preoccupato anche L’Osservatore Romano, «almeno in 600 sono giunti sulle coste siciliane» martedì scorso, cavalcando il tema dell’anti-immigrazionismo il Front National di Marine Le Pen avrebbe sorpassato il Partito Socialista in termini di preferenze espresse per le prossime elezioni europee. Il partito della destra subalpina, infatti, nelle intenzioni di voto raccolte in un sondaggio recentemente reso noto dalla società francese YouGov, salirebbe al primo posto davanti all’UMP, raccogliendo una percentuale del 19%, con un punto in più rispetto ai gollisti, che si fermano al 18%.
Il Partito Socialista di Hollande, invece, che evidentemente è sempre più visto dai francesi come il principale acritico fautore di sempre nuovi diritti e sponsor di un’Unione europea allineata alla “dittatura del relativismo”, arranca al 15 per cento dei voti, alla pari del Fronte di Sinistra.
SOLO TECNOCRATI. Marine Le Pen, a seguito della pubblicazione dei clamorosi risultati del sondaggio, ha ribadito che nel caso fosse posta alla guida della Francia, rimetterebbe subito in discussione le politiche imposte dall’Ue agli Stati nazionali, perché l’Europa di oggi a suo avviso «è solo un grande bluff. Da un lato c’è l’immenso potere dei popoli sovrani e dall’altro lato solo alcuni tecnocrati».
In effetti, a fronte della manifesta incapacità di fronteggiare le epocali sfide che ha dinanzi la società europea (quella immigrazionista e quella della famiglia innanzitutto, e quest’ultima legata alla denatalità) l’Ue continua, con una sorprendente puntualità, ad interferire nelle legislazioni degli Stati nazionali su materie che, secondo i trattati europei, sarebbero di esclusiva pertinenza dei singoli Stati. Bioetica, immigrazione e “diritti degli omosessuali” sono diventati negli ultimi decenni una continua fonte di interventi da parte delle istituzioni comunitarie, influenzate spesso da lobby e burocrati interessati, nell’incapacità dei rappresentanti dei governi europei di contribuire a dare un senso a quella che dovrebbero essere una “comunità di Stati”.
I risultati del sondaggio francese confermano che, se si continuerà con quest’Europa-colabrodo, cresceranno sempre più gli atteggiamenti ostili nei confronti dei migranti, considerati non solo i favori e i consensi che ottiene in Francia la Le Pen e seguaci, ma anche in Gran Bretagna, Belgio e Olanda i movimenti affini anti-UE ed anti-immigrazione. Col peggiorare poi della situazione politico-sociale in Libia, Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Sudan e Libano potranno prevedersi futuri flussi di milioni di persone verso le coste mediterranee, senza considerare le altre migliaia provenienti dall’Est, ex URSS e Paesi satelliti, destinati a chiedere asilo all’Europa.
UNIONE SOVIETICA EUROPEA. Marine Le Pen, fin dal suo famoso libro autobiografico, tradotto anche in italiano nel 2011, ha quindi avuto buon gioco nel promettere di «ripartire da una diversa Europa. Bisogna ricominciare tutto. Sia ben inteso, io non combatto l’Europa, ma la Ue, le sue politiche, la sua architettura, il suo DNA, i suoi progetti. L’Europa, al contrario, come io la vedo, è una civiltà, un territorio, una tradizione. Io sono europea, mi sento francese ed europea, ma la UE è una struttura che considero totalitaria» (M. Le Pen, Controcorrente, Prefazione di Fabio Torriero, traduzione di Anna Teodorani, Pagine, Roma 2011, p. 217). Per quella che sbrigativamente ma con molta efficacia viene definita dai suoi sostenitori la “novella Giovanna d’Arco”, la UE non sarebbe quindi altro che «l’Unione Sovietica Europea» (così la leader del FN intitola addirittura un capitolo del suo libro, op. cit., pp. 217-221):
ESTREMISMO E XENOFOBIA. Ma che senso ha questa Unione europea se, in materia di immigrazione, il presidente del Consiglio dei ministri italiano deve ribadire per l’ennesima volta, come ha fatto martedì scorso Enrico Letta da Vienna, che «l’Italia fa la sua parte e svolge il suo ruolo non solo per se ma per tutta l’Unione europea; bisogna che l’Europa sia consapevole del problema».
I quattro punti “non negoziabili” che, secondo Marine Le Pen, andrebbero ripristinati a garanzia della sovranità nazionale e soli potrebbero permettere la permanenza della Francia nell’UE sono quindi la valuta, il controllo delle frontiere, il primato del diritto francese, e quello che chiama «patriottismo economico», cioè la possibilità di perseguire un «protezionismo intelligente» a salvaguardia del modello sociale nazionale. Sulla questione del ritiro dall’euro, invece, la sua determinazione è assoluta e, se dipendesse da lei, questa decisione dovrebbe essere presa immediatamente «perché l’euro blocca tutte le decisioni economiche. La Francia non è un paese che può accettare la tutela di Bruxelles».
Il suo progetto è basato su uno studio di economisti della École des Hautes Études a Parigi, guidati dal Professor Jacques Sapir, nel quale si assicura che Francia, Italia e Spagna beneficerebbero grandemente dall’uscita dall’euro, perché potrebbero ripristinare così la competitività del lavoro perduta in questi ultimi anni di grave crisi economico-finanziaria.
Quanto detto finora ci fa pensare che, se i popoli europei imboccheranno la strada degli estremismi e della xenofobia, ciò avverrà anche per colpa di coloro che, a Bruxelles e dintorni, parlano sempre di razzismo senza mai voler entrare nelle ragioni delle comunità d’accoglienza. Sforzandosi quindi di guardare il problema dell’immigrazione massiccia degli ultimi anni nella stessa ottica dei tanti cittadini che protestano. Ma, prima o poi, a guardar le cose dal punto di vista di chi protesta ci si dovrà comunque arrivare…