Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – È Quaresima, tempo di fioretti. A Roma li fanno con un campo di calcio (che ci voleva proprio per dare una ripresina alle infrastrutture di prima necessità). A Milano li faremo tutti assieme al Papa (finalmente anche lui in trasferta nel regno che una volta era dei perfidi ciellini, oggi è la capitale di ognissanti). Posso sbagliarmi, ma ho come il presentimento di troppi mercanti nel tempio. Perciò faccio i miei bei fioretti. Sfogliare qualche giornale. Non trovare neanche una sentenza del Tar nella Sicilia del +130 per cento di disabili e 52 miliardi di tasse non pagate in un anno. Leggere del candidato alla segreteria del Pd Orlando che dal cervello perso sulla luna chiama l’Italia «moderna» perché «abbiamo fatto le unioni civili e il divorzio breve». Dopo di che, fioretto international, applaudire anch’io gli afroamericani che (quest’anno che è trapassato Obama ed è arrivato il feroce ciuffo giallo) era d’obbligo trionfassero a Hollywood. Ecco, adesso mi sento più Moonlight.
Altri fioretti? Ascolterò le fregnacce di Amnesty International e dell’Organizzazione Napolitana Uagliò futtitinne (Onu). Epperò, non mi farò passare la simpatia per quel sacramento di Putin. Tiferò convintamente Marine Le Pen. Soprattutto adesso che mancano due mesi alle elezioni e il giudice de noantri europeisti l’ha messa sotto inchiesta. Sosterrò con più manifesta passione l’olandese volante Geert Wilders, leader “xenofobo” dell’“ultradestra”, come dice il medio pirla corrispondente medio, nel mentre io resto sicuro che il suo si chiama “Partito della libertà”, i fobici sono gli altri, mentre ciuffo giallo Wilders è semplicemente uno che non vuole farsi schiavo d’Arabia, di razzista ha niente ed è pure un mezzosangue, cattolico e di madre indonesiana.
Mi manca qualcuno al fioretto? Salvini? No. Salvini ce l’ho già, visto che sono di Forza Italia, il mio capo è Silvio e lui, lo so per certo, non farà mai la coda ai mosci centristi cimiteriali. Che poi adesso c’è la vecchia Ditta di quelli che sono mica qui a pettinar le bambole ma a difendere la poltrona. Quelli che prima si chiamavano Pci e adesso si chiamano DP. Du Palle, secondo il motto di Torpignattara. Ma loro dicono che sono “nuovi” e che “guardano avanti”. Infatti, mette Speranza il neosegretario.
Prenderò sul serio certe sentenze
Da ultimo, per non fargli mancare niente al nostro fioretto, non voglio dimenticare Antonio Socci. Uno che può spiacere, ma che va avanti per la sua strada fin che non si convince che ce ne sia una migliore. Confesserò che non ho ancora trovato ragioni fortissime che mi spingano ad antipatizzare con il testardo e fumantino senese. Ce l’ha col Papa? Mi sembra di averlo capito. Ce l’ha con lo sbandamento della Chiesa e il nuovo corso all’insegna del “vale tutto”? Mi sembra sia difficile dargli torto. O devo leggere i giornali di Speranza per sapere che il cattolicesimo è diventato la religione della consolazione degli afflitti nel senso di Marx e dei dispersi alla Ecce Bombo nel senso di Nanni Moretti? Devo sentire i tartufi del politicamente corretto per capire cosa intendesse dire Gesù – ammesso che sia mai esistito – visto che, come dice il nuovo generale dei gesuiti al vaticanista svizzero Giuseppe Rusconi (che, udite udite, ha preteso citargli il Vangelo!), «e lei come lo sa cosa ha detto Gesù, visto che ai tempi di Gesù non c’era il registratore»?
L’ultimo fioretto che farò è prendere sul serio certe sentenze. Per esempio, quando venerdì scorso ho appreso le motivazioni con cui il Consiglio di Stato ha bombardato il più importante investimento italiano in infrastrutture, sanità e ricerca (Città della Salute, Sesto San Giovanni, provincia di Milano, vale 450 milioni, realizzato da Regione Lombardia) e dice la sentenza che «il bando è da rifare» (nessuna corruzione, si parla di «illecito» amministrativo), mi sono ricordato che qui a Milano il Consiglio di Stato aveva già affondato un appalto dell’azienda pubblica trasporti (Atm). Appalto che era stato vinto da un’impresa polacca per la fornitura di autobus. Ma che il Consiglio di Stato aveva cancellato per dare ragione al ricorrente Fiat-Iveco. Al costo (per i contribuenti) di qualche milionata in più rispetto ai robusti, efficienti ed ecosostenibili mezzi polacchi.
Con la Città della Salute la storia si ripete. Dopo decine di milioni già spesi per la bonifica dell’area. Dopo che già una volta il bando era stato contestato. Dopo che i lavori erano stati interrotti per l’intervento della magistratura penale e delle mediatiche sirene spiegate, arresti, processi, patteggiamenti, condanne… Adesso l’impresa che si è riaggiudicata l’appalto viene di nuovo fermata. Questa volta, dai giudici amministrativi. «Il bando è da rifare». Così si ricomincia tutto daccapo. Si buttano via milioni. E i lavori slittano di qualche anno. Ma perché prendersela? Fai un fioretto anche tu. Tanto è così che funziona l’eterna quaresima italiana.