
“Errare humanum est”. I ragazzi del Beccaria portano in scena se stessi e la propria redenzione

«Io ho vissuto la strada e non ho rancori e pentimenti. Ho fatto tanti errori, adesso voglio camminare a testa alta e spero che Dio possa dare ai ragazzi di strada la speranza di credere sempre ai sogni”, canta Josh Algeri, detto Josciua, nello spettacolo “Errare humanum est”, in scena al Piccolo teatro Grassi sino a domenica 30 novembre (ingresso 10 euro). Josciua è un rapper, viene da una periferia metropolitana e ora vive all’Istituto penale per minorenni Cesare Beccaria di Milano: il pezzo hip hop è suo, ed è in scena insieme a tanti altri “fra’”, i fratelli di cella come li chiama lui nei suoi versi rappati, che hanno «voglia di volare come un falco, un’aquila».
Sono protagonisti di uno spettacolo innovativo, pensato soprattutto per i coetanei, gli altri adolescenti che affollano quasi sempre la platea, come è accaduto anche mercoledì sera, per la prima milanese. Il filo rosso che accompagna questo spettacolo è il desiderio di raccontare cos’è un carcere minorile, quali sono le storie dei ragazzi che lo abitano e spingere ad una riflessione più completa sulla giustizia.
RAPINA ALL’AUTOGRILL. “Errare humanum est” nasce sotto la regia di Giuseppe Scutellà (in scena voce narrante e autore dei testi), che da vent’anni lavora al Beccaria con la sua associazione Puntozero, con cui realizza un laboratorio teatrale per i giovani ospiti dell’istituto penale. Dopo aver portato in scena varie rappresentazioni, dal Romeo e Giulietta ad Alice nel paese delle meraviglie, nel lavoro con i ragazzi in carcere è nata l’esigenza di spiegare cosa accadeva dopo un delitto, quando l’attenzione dei media si spegne e le porte del Beccaria si chiudono alle spalle del colpevole, e di raccontare, soprattutto ad altri minorenni, il percorso di revisione dei propri errori e di tentata rinascita.
Scutellà e i suoi ragazzi hanno pensato di farlo con una buona dose di autoironia coinvolgendo sul palco il pubblico, con gag esilaranti, dove riprendono corpo le storie del perché i ragazzi sono finiti dentro. Come quella, irresistibile e reale, del ragazzo che per andare in discoteca con gli amici ha rubato una notte l’auto al padre. Dopo la serata, sulla via del ritorno l’auto improvvisamente si spense, la spia rossa della benzina iniziò a lampeggiare: a quel punto nessuno aveva più il becco di un quattrino e così venne partorita “l’ideona”. Armati di un cacciavite, ben nascosto nel giubotto, gli amici si misero in coda alla cassa di un autogrill, al loro turno minacciarono la giugulare della cassiera e le chiesero – tutto sommato in un impeto di onestà – non l’intero incasso, ma solo i 50 euro necessari alla benzina. Tutto da programma, non fosse stato che i genietti non decisero di fare il pieno proprio alle pompe vicine all’autogrill, dove, in pochi istanti, furono acciuffati dalla polizia.
«SAGGIO È COLUI CHE NON PERSERVERA». I ragazzi del Beccaria hanno scelto di raccontarsi anche con spezzoni di opere classiche, che messe in scena da loro riacquisiscono la loro forza contemporanea. Descrivono le lotte tra gang giovanili di cui sono stati protagonisti, per esempio, attraverso le violenti risse tra Capuleti e Montecchi del Romeo e Giulietta di Shakespeare: alla prima di mercoledì 26 novembre, la loro interpretazione è diventata così realistica, che negli scontri di scena qualcuno è rimasto un po’ dolorante per davvero, e al momento degli applausi si è presentato sul palco con due borse di ghiaccio sulla spalla. Raggiungono il punto massimo con una riflessione sulla giustizia tratta dall’Antigone di Sofocle. Si rimane in silenzio, ascoltandoli ripetere le parole di Tiresia: «Tutti gli uomini possono sbagliare. Ma saggio e fortunato è colui che nell’errore non persevera e cerca di rimediare al male».
Venerdì 28 novembre, lo spettacolo sarà preceduto da un incontro al Chiostro del Piccolo teatro Grassi, a cui parteciperanno tra gli altri anche il cappellano del Beccaria don Gino Rigoldi, la vicedirettrice del carcere Olimpia Monda, l’insegnante di musica Gianluca Messina (che tra i suoi allievi al Beccaria ha seguito anche Erika De Nardo).
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