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Home Economia

Ennio Doris (Mediolanum): «La crisi italiana è stata causata dalle banche francesi e tedesche»

Cosa si nasconde davvero dietro la crisi finanziaria italiana? L'abbiamo chiesto a Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum, che ai microfoni di Radio Tempi spiega perché, dietro la crisi che ha colpito l'Italia, si nasconde uno "scherzetto" architettato ad arte da Germania e Francia

Massimo Giardina
14/11/2011 - 17:43
Economia, Società
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I mercati borsistici finanziari sono decisamente agitati. Nei giorni scorsi è stato pubblicato un documento a cura dell’European Banking Authority in cui si penalizzano le banche italiane a cui si chiede una ricapitalizzazione molto forte. Misura eccessiva? Secondo Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum, intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Tempi, questa richiesta è sbagliata ed è «contro gli interessi del sistema bancario italiano e del paese Italia». 

 

Presidente, il nostro sistema finanziario deve vergognarsi rispetto alla Francia e alla Germania?
Le banche francesi e tedesche sono piene di titoli greci: i francesi ne detengono per 56 miliardi mentre in Germania per 40 miliardi. Le nostre banche ne hanno 4 miliardi. Il problema è che, con le nuove regole previste dall’Authority bancaria europea, i buoni del tesoro emessi dalla Grecia dovranno subire una svalutazione del 50 per cento se non maggiore. Quindi le banche francesi dovrebbero subire una diminuzione dei loro ratio (indici patrimoniali).

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Come si stanno muovendo Merkel e Sarkozy?
Ci sono stati una serie di incontri bilaterali tra i due capi di stato. I francesi, per salvare le loro banche, volevano far intervenire direttamente il Fondo salva-Stati, ma il cancelliere tedesco si è opposto. Questo perché il fondo serve per salvare i paesi in difficoltà, mentre a ogni singolo paese tocca preoccuparsi delle proprie banche domestiche. Se la Francia si fosse mossa in questa direzione avrebbe visto abbassarsi il suo rating, che ad oggi continua a essere una tripla A.
 

E quindi? Cosa hanno inventato?
L’autorità bancaria europea ha deciso di calcolare il peso dei titoli di stato nel bilancio delle banche non più al valore storico, ma al valore di mercato (mark to market). La conseguenza è che i titoli emessi dalla Germania e dalla Francia in questo momento in cui la loro domanda è molto alta, vengono contabilizzati con dei valori superiori rispetto al loro prezzo di realizzo alla scadenza. Questa è una sopravvalutazione assolutamente fittizia, ma grazie a questo scherzo le banche tedesche e francesi possono compensare i minusvalori generati dai titoli greci presenti nei loro portafogli. La conseguenza è che alle banche di Francia e Germania è stato richiesto di ricapitalizzarsi per 9 miliardi di euro l’una e per 5 miliardi l’altra.
 

E l’Italia?
All’Italia invece è accaduto l’opposto. In questa tempesta i titoli italiani hanno perso valore. Anche questo però è fittizio perché i nostri titoli verrano rimborsati come gli altri, alla pari. In sostanza le banche franco tedesche registrano dei capital gain che svaniranno così come svaniranno le perdite fittizie dei Btp. Il punto dolente è che le banche italiane dovranno aumentare i propri capitali per 14 miliardi: più della somme richieste a Francia e Germania, che hanno invece problemi maggiori rispetto al nostro sistema bancario.

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Si può dire che i titoli cosiddetti tossici siano diventati i Btp?
Paradossalmente è così, anche se in realtà non lo sono. Questo è un altro elemento atipico. I veri titoli tossici non sono presenti nel territorio italiano, ma lo sono in Francia e in Germania. Questo è assurdo, perché ciò che determina la bontà di un titolo è la sua liquidabilità, cioè la capacità di essere venduto nel mercato. Un titolo di stato ha una vendibilità immediata, mentre i veri titoli tossici sono illiquidi: nessuno li vuole.


Alla fine quali saranno gli effetti?
Che le banche italiane si guarderanno bene dal comprare titoli di stato italiani.

E chi li compra allora?
Questo è il punto. Quanto sta avvenendo è un vero e proprio attacco all’Italia attraverso un regolamento assurdo che favorisce taluni per penalizzare altri.
Le regole create negli ultimi quindici anni hanno creato degli effetti opposti alle intenzioni.

In che senso?
Le faccio un esempio. In questi giorni è stata salvata dal default la banca belga Dexia che vantava degli indici patrimoniali superiori alla media. Il punto nodale, come detto prima, è rappresentato dal fatto che Dexia deteneva parecchi titoli non liquidi nel proprio portafoglio. Questo è il vero problema. Quindi le banche italiane, che sono state le più prudenti poiché non hanno investito in titoli tossici e non hanno dovuto essere salvate da terzi, sono quelle che pagano di più. Direi che non è per nulla corretto.

Come spiega l’attacco all’Italia nei mercati finanziari e soprattutto qual è il modo per venirne fuori?
L’attacco al debito sovrano italiano è in realtà un attacco all’Euro. In Europa, sono i singoli Stati che emettono il debito, ma le banche centrali nazionali non ne sono più i prestatori d’ultima istanza perché hanno trasferito le funzioni a loro tipiche alla Bce, la quale si muove con difficoltà per comprare i debiti di singoli stati. Faccio un esempio per chiarire questo punto. La Francia vanta rispetto agli Stati Uniti dei fondamentali migliori. Perché il debito d’oltralpe deve costare 1,5 per cento in più del debito emesso dalla Federal Reserve? La risposta è molto semplice: la Fed, al fine di tenere basso il valore dei tassi, ha comprato sul mercato valori ingenti di titoli americani. Per la Francia, la Bce non fa la stessa cosa.

Perché?
La Germania che gode dei tassi al due per cento, non vuole concorrenza. Ergo alla Francia manca l’acquirente di debito d’ultima istanza.


Quindi, come abbiamo sentito nei giorni scorsi, non c’è futuro per l’Euro?
Ci vuole un governo centrale, una guida. Dobbiamo dire che il re è nudo.
L’Euro così costituito è un errore, le singole macchine viaggiano senza la ruota di scorta, gli Stati mancano del fornitore del credito di ultima istanza. Aveva ragione Tremonti quando caldeggiava l’introduzione dell’Eurobond.

Data questa situazione, quali possibili scenari si prospettano?
Il primo è più drammatico per le conseguenze che genererebbe: si scioglie l’Euro.
Una seconda ipotesi, a mio avviso irrealizzabile, riguarda la creazione di un governo centrale europeo. Non ci credo perché i tedeschi e i francesi non rinunceranno mai alla loro indipendenza. Una terza ipotesi è rappresentata dalla germanizzazione dei paesi mediterranei. I benefici andranno a loro e noi saremo cornuti e mazziati. Anzi lo siamo già.
Twitter: @giardser


Ascolta l’intervista a Ennio Doris
 [podcast pid=85/]

Tags: btpcrisidorisennio dorisFranciagermanimercati finanziarimerkelsarkozytempitempi.it
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