«Elevata forma di carità». La politica secondo papa Benedetto XVI

Di Daniele Guarneri
20 Gennaio 2013
Benedetto XVI ricorda che «la prima qualità di chi governa è la giustizia, virtù pubblica per eccellenza, perché riguarda il bene della comunità. Eppure non basta»

«Possiamo raccogliere un prezioso invito da sant’Ambrogio: a quanti voglio collaborare al governo e all’amministrazione pubblica, il santo richiede che si facciano amare. Nell’opera De officiis egli afferma: “Quello che fa l’amore, non potrà mai farlo la paura. Niente è così utile come farsi amare”. D’altra parte, la ragione che muove e stimola la vostra operosa e laboriosa presenza nei vari ambiti della vita pubblica non può che essere la volontà di dedicarvi al bene dei cittadini, e quindi una chiara espressione e un evidente segno di amore. Così, la politica è profondamente nobilitata, diventando una elevata forma di carità». È Benedetto XVI che parla, nel suo discorso con le autorità, in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie (Milano, 2 giugno 2012). Il testo dell’intervento fa parte di Politica – «Elevata forma di carità» (160 pagine, 8 euro), volume realizzato in coedizione da Libreria Editrice Vaticana e Piccola Casa Editrice. Il percorso di questo libro intende approfondire attraverso le parole del Santo Padre il tema della politica e del bene comune, aspetti delicati per la situazione sociale e istituzionale del nostro paese.

Sant’Ambrogio «fu un governatore equilibrato e illuminato che seppe affrontare con saggezza, buon senso e autorevolezza le questioni, sapendo superare contrasti e ricomporre divisioni», continua il Pontefice. E proprio per questo alcuni princìpi che il santo seguiva sono preziosi per chi è chiamato a reggere la cosa pubblica. «L’istituzione del potere deriva così bene da Dio, che colui che lo esercita è lui stesso ministro di Dio». Parole che potrebbero sembrare strane oggi, «eppure indicano una verità centrale sulla persona», dice il Papa. «Nessun potere dell’uomo può considerarsi divino, quindi nessun uomo è padrone di un altro uomo».

Benedetto XVI ricorda un altro insegnamento: «La prima qualità di chi governa è la giustizia, virtù pubblica per eccellenza, perché riguarda il bene della comunità. Eppure non basta. Ambrogio le accompagna un’altra qualità: l’amore per la libertà, che considera elemento discriminante tra governatori buoni e cattivi. “I buoni amano la libertà, i reprobi amano la servitù”. Tuttavia, libertà non significa arbitrio del singolo, ma implica piuttosto la responsabilità di ciascuno».

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