Don Colmegna: «Ecco cosa chiedo all’amministrazione Pisapia»

Di Benedetta Frigerio
31 Maggio 2011
Don Virginio Colmegna parla a Tempi di quello che vuole proporre all'amministrazione Pisapia: «Che continui a mantenere un linguaggio pacato. Poi chiedo una politica di sussidiarietà reale. Infine, che valorizzi la famiglia perché è un bene per tutti, ma se c'è qualche altra forma d'unione d'amore anche questa andrà supportata»

Il giorno dopo la vittoria a Milano del candidato di centrosinistra Giuliano Pisapia, don Virginio Colmegna, che ha anche spronato i fedeli cattolici a votare Pisapia attraverso un manifesto politico firmato da diversi responsabili laici e religiosi della curia milanese, spiega a Tempi le proposte che intende avanzare all’interno della coalizione del sindaco.

Don Virginio Colmegna, che cosa si aspetta dalla nuova amministrazione di Pisapia?

Come prima cosa, che continui a mantenere un linguaggio pacato. Che i toni restino bassi. Deve essere abolito il linguaggio dell’esclusione per affrontare il bisogno di coesione sociale della città.

Come si può unire la società civile, con tutte le divergenze che contiene?
Valorizzandola. E questa è la seconda cosa che chiedo all’amministrazione: una politica di sussidiarietà reale. Le associazioni private e non, le realtà no profit dove si esprime la solidarietà, si vive l’educazione e l’aiuto agli anziani devono essere al centro dell’attenzione del Comune.

E per quanto riguarda gli immigrati?
Credo che sicurezza e accoglienza vadano coniugate nella visione per cui la persona detiene dei diritti e delle responsabilità insieme. Per questo penso sia giusto anche costruire luoghi di culto che permettano alle persone di professare la propria fede e, nello stesso tempo, che ci sia una grande vigilanza sulle comunità straniere perché rispettino le norme dello Stato italiano.

Che cosa chiede sulla famiglia?
Credo che vada valorizzata, anche se le istanze etiche e la coscienza di un credente non vanno consegnate alla politica.

Ma la famiglia naturale non è un bene per tutti? Perché usa l’espressione “coscienza di un credente”?

Va valorizzata proprio perché è un bene per tutti, ma se c’è qualche altra forma d’unione d’amore anche questa andrà supportata. Non mi sembra il caso di drammatizzare questioni che servono solo a dividerci. Si può stare insieme anche a chi è per i registri delle coppie di fatto.

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