
Cerco, cerco e cerco. Ma quella parolina sul caso Petraeus proprio non la trovo
C’è una parolina che ho cercato e ricercato nel testo di un articolo recentemente apparso sul Guardian, nonché fra i 215 commenti che ha causato fino al momento in cui scrivo, ma non c’è stato verso di trovarla.
Prima di svelare la misteriosa identità della parolina è però necessario fornire un minimo di contesto. Pochi giorni fa David Petraeus s’è dimesso dal ruolo di capo della Cia in ragione di una liaison adulterina con la propria biografa, e questo lo sappiamo tutti. Il paradosso che il capo dei servizi segreti si dimetta a causa di una relazione segreta lo abbiamo notato tutti. Il paragone poco lusinghiero fra le foto della legittima consorte e la Catwoman senza costume alla quale aveva ceduto la password della propria posta elettronica l’abbiamo azzardato quasi tutti. Quasi nessuno però ha preso carta e penna per difendere Petraeus e dire che l’eventuale apertura della sua braghetta è di sua esclusiva giurisdizione e pertinenza; e fino a metà novembre sembrava che la migliore apologia fosse stata la vibrante ma isolata colonna di Piero Ostellino sul Corriere della Sera.
Poi, a sorpresa, è arrivato il Guardian, che il 13 novembre ha pubblicato un articolo di Helen Croydon (in foto a destra) dal titolo più che significativo: “L’infedeltà di Petraeus è affar suo“. La biondissima e appariscente opinionista, autrice fra l’altro di un memoir sulla propria passione per gli uomini più anziani nonché di Cento lezioni di sesso in non più di cento parole, non è parsa per nulla intimorita dall’essere soltanto al secondo articolo sulle pagine sacre del progressismo britannico (fra parentesi, il primo risale ad agosto e s’intitola “La monogamia è un ideale fiabesco”). Ha preso a due mani l’ipocrisia e il moralismo dei salotti buoni anglofoni e li ha sbattuti con gli interessi in faccia al mittente.
L’articolo inizia con una domanda secca: “Sono affari nostri, o di qualcuno dei suoi supervisori al Congresso americano, se David Petraeus ha tradito sua moglie?”. Per fugare ogni dubbio, la Croydon si risponde che “i suoi passatempi personali non sono materia di pubblico interesse” e altresì che “non sono affari nostri quali partner sessuali o circoli sessuali o preferenze sessuali vengano prediletti da qualcuno al di fuori dall’orario di lavoro; l’importante è che lavori”.
La sua argomentazione è duplice. Alle persone di destra, specie a quelle che si dicono liberiste, ricorda che “l’adulterio può risultare sgradevole per molti, in questo clima sempre più moralistico, ma abbiamo il dovere di lasciare giudizio e condanna alle persone sulle quali ha un impatto diretto”. “Ci sono stati molti casi”, continua la Croydon, “in cui abbiamo perduto i servigi di persone competenti, non per mancanze nei loro doveri ma per giudizi puritani sulla loro vita privata, benché irrilevante”. Quanto a Petraeus, “sì, occupava un ruolo pubblico, ma aveva diritto a una vita privata, a interessi privati e a decisioni autonome”. Insomma, “di sicuro la storia merita pettegolezzi; ma merita anche un’inchiesta formale?”.
Helen Croydon tuttavia si rivolge in particolare ai lettori di sinistra, quelli che comprano il Guardian ogni mattina per vantarsi della maggiore apertura mentale, della cultura più vasta, della radicale flessibilità nel riconoscimento del diritto alla felicità individuale secondo il tipo di amore che ciascuno ritiene più opportuno. “La fedeltà”, ricorda loro la Croydon, “è una scelta di vita e un giudizio morale soggettivo; non è legge. Molte comunità chiudono un occhio di fronte a brevi scappatelle. Alcune coppie si accordano per restare aperte. Gli antropologi accettano l’idea che la monogamia non sia la naturale strategia di accoppiamento dell’uomo”. Tradotto, chi critica Petraeus da sinistra è come minimo un sessuofobo, un fascista e un papista in incognito.
Non dev’essere una donna facile ad ammansirsi, Helen Croydon, anche perché per fine articolo conserva un colpo di grazia velenosissimo. “I titoloni e l’indignazione che circondano quest’affaire”, scrive avendo cura che i lettori del Guardian si siano riavuti dallo choc, “puzzano di sadico compiacimento nell’assistere alla caduta di un uomo di successo, anziché denotare un effettivo timore razionale per la sicurezza della nazione. Ciò che dovrebbe allarmarci è piuttosto il nostro appetito voyeuristico per il chiacchiericcio salace, e non ciò che gli uomini di Stato combinano nella loro vita privata”.
La parolina che ho cercato e ricercato in lungo e in largo, senza mai riuscire a trovarla, è “Berlusconi”.
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4 commenti
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Luigi Lupo: non fare la verginella, sappiamo tutti e due che se Berlusconi verrà condannato non lo sarà per aver commesso uno o entrambi di questi reati, ma per due semplici fatti, il primo che lui è Berlusconi e il secondo è che i magistrati che lo condannerebbero sono magistrati italiani, vale a dire quanto di più lontano e antitetico si possa immaginare pensando a come dovrebbe essere chi abbia il difficile e grave compito di amministrare la Giustizia. Io non so se Berlusconi abbia o non abbia commesso i reati di cui è accusato, ma la cosa è del tutto secondaria visto chi è che lo giudica.
Quanto ai risultati, senza dubbio deludenti, del suo governo, mi domando chi avrebbe potuto fare di più e di meglio avendo tutto e tutti contro: i poteri finanziari, i mass media, i sindacati, la classe degli intellettuali organici, larghi settori della Chiesa, la magistratura, le più alte cariche dello Stato, senza farsi mancare più di un Giuda fra le sue stesse file. Dalla sua aveva solo il voto della maggioranza dei cittadini italiani che mai come in questa occasione è stato deriso e oltraggiato. Siamo arrivati ad assistere ad un cupio dissolvi senza precedenti da parte dei suoi avversari, i quali non si sono minimamente preoccupati dei danni collaterali che la loro follia antiberlusconiana avrebbe provocato al paese e che ora noi tutti, tu compreso, stiamo pagando
Sono contento che anche tu, come me, sai che Berlusconi se ne andato per dei motivi che nulla hanno di simile al caso del generale americano quindi l’articolo in questione è privo di senso.
Per il giudizio su Berlusconi ti dico solo che nell’elenco di chi aveva contro ti sei dimenticato di Berlusconi stesso.
Sono assolutamente d’accordo.
Aggiungo solo che di Giuda Iscariota ce ne sono stati ben più di uno.
Di loro cito i tre più illustri: Fini e Casini, due ” maestri del nulla ” senza confini e il commercialista di Sondrio, che è stato un obbrobrio.
Dopo poche si capiva subito che la parola era “Berlusconi”. Se si vuole fare un paragone ci si dimentica che le dimissioni di Berlusconi sono dovute non a faccende private ma al fallimento del suo governo in materia economica.
Per quanta riguarda la faccenda Ruby, che in qualche modo si avvicina al caso del generale americano, i reati contestati a Berlusconi sono sesso con minore e abuso d’ufficio.
Chiaramente io non so se Berlusconi è colpevole ma è del tutto evidente che chi si macchia di questi due reati, se colpevole, deve essere condannato e se ricopre incarichi pubblici deve dimettersi.