Csm va verso “l’archiviazione” del caso Bruti/Robledo

Di Chiara Rizzo
05 Giugno 2014
Lo scontro tra il procuratore capo di Milano e il suo aggiunto non si concluderà con il trasferimento o il richiamo. Forse sarà deciso un generico rinvio alla sezione disciplinare per non affrontare i veri problemi

Non si era mai visto uno scontro come quello in corso alla procura di Milano tra il capo dei pm, Edmondo Bruti Liberati, e l’aggiunto Alfredo Robledo. Però con ogni probabilità oggi – giorno in cui è stata rinviata la decisione – non si vedrà nemmeno una vera e propria soluzione adottata per il problema dal Consiglio della magistratura. Malgrado i due pm, a colpi di esposti al Csm, si siano metaforicamente dati “botte da orbi”, il Csm probabilmente non deciderà né per un trasferimento per incompatibilità d’ufficio, né per un richiamo sull’organizzazione dell’ufficio.

LE INCHIESTE AL CENTRO DELLO SCONTRO. Al massimo si prevede invece una salomonica decisione di generico “richiamo” ai due contendenti, secondo quanto anticipa il Corriere della Sera. Eppure al centro delle reciproche accuse che si sono fatti i magistrati, ci sono le più importanti inchieste della cronaca recente. Un presunto insabbiamento del procedimento sulla vendita di Sea a Vito Gamberale, “dimenticato” da Bruti Liberati nei suoi cassetti per qualche mese (poi passato a Robledo, ma “dimenticato” probabilmente anche da quest’ultimo, che ha chiuso le indagini ben due anni dopo il loro avvio). L’assegnazione del processo Ruby anziché a Robledo alla collega Ilda Boccassini, la ritardata iscrizione da parte di Robledo nel registro degli indagati di Roberto Formigoni, un presunto doppio pedinamento durante l’indagine su Expo.

IL VERO PROBLEMA DA RISOLVERE. Ieri la prima commissione del Csm, competente sui casi di incompatibilità d’ufficio, e la settima (organizzazione degli uffici giudiziari) hanno depositato le rispettive relazioni attraverso i relativi rappresentanti Mariano Sciacca (prima) e Pina Casella, entrambi di Unicost. Sarebbe pilatesca la conclusione a cui sono arrivate entrambe le due relazioni o meglio, per dirla con Liliana Milella di Repubblica, “si ipotizza l’archiviazione che però sarà ‘vestita’ dalla richiesta di rinvio, sui casi controversi, dei fascicoli alla sezione disciplinare o alla quinta commissione”, quella competente sulle valutazioni della carriera dei magistrati. A giugno infatti scade il mandato di Bruti Liberati alla guida della procura di Milano, e sarà proprio la quinta commissione a valutare un rinnovo della sua nomina o meno. Ma Luigi Ferrarella, sul Corriere della sera, pone un’inevitabile quesito indiretto al Csm: la vicenda di Milano insegnerebbe a suo dire che c’è un problema nell’organizzazione del lavoro dei pm dato che l’unico paletto imposto è quello delle decisioni prese dal capo dei pool. Lo scontro metterebbe in crisi proprio questo paletto: “Per questo al Csm non può bastare ora fare la conta dei singoli torti e ragioni, deve invece esprimere una chiara opzione di modello di capo e di ufficio. Altrimenti potrà anche mandare via Bruti o rimuovere Robledo, o cacciare entrambi, o archiviare per tutti e due, ma 1-10-100 casi Bruti/Robledo rispunteranno presto altrove ”. Probabilmente anche perché il problema dell’organizzazione nasconde al suo interno, come in una sorta di gioco di scatole cinesi, un’altra questione da dirimere, quella dell’obbligatorietà dell’azione penale.

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