C’è chi li ha battezzati “preti arcobaleno”. E questa volta non c’entra il pacifismo, ma una netta presa di posizione a difesa del ddl Cirinnà. Una compagnia abbastanza canuta del clero turboprogressista. Un “settebello” di una certa notorietà mediatica grazie alla costante pratica del “dissenso”, quindi tutti firmatari senza il “don”: Paolo Farinella, Aldo Antonelli, Raffaele Garofalo, Michele Dosio, Pippo Anastasi, Giorgio De Capitani e Claudio Miglioranza.
Il biblista già grillino (Farinella), il parroco autorottamato con blog sull’Huffpost (Antonelli), l’antiratzgeriano pro-preservativo (Garofalo), il presbitero operaio (Anastasi), il cappellano dell’antiberlusconismo e tifoso dell’ictus per il Cav (De Capitani) e colui che tuonò dal pulpito contro Marchionne (Miglioranza). C’è pure, manco a dirlo, un pizzico di No Tav: don Dosio è il sacerdote che guida le preghiere dei “Cattolici per la Vita della Valle” al pilone eretto al cantiere di Chiomonte. Evidentemente l’assalto alla natura lo fanno i treni veloci, ma non il businnes dell’utero in affitto.
Con estrema leggerezza, potremmo chiamarla teologia creativa, i reverendi passano da “Dio è Amore” (un Dio, ci spiegano, “laico”) a “love is love”. Manco fossero la minoranza Pd, scrivono che «noi preti cattolici firmatari, cittadini di uno Stato che vogliamo credere ancora laico e libero, ci troviamo a disagio nel difendere l’ultima versione del disegno di legge-Cirinnà sulle unioni civili perché è un compromesso al ribasso, frutto della peggiore interdizione reciproca dentro una maggioranza di governo raccogliticcia e indifferente ai diritti civili, ma interessata alle manovra di potere».
Sparano un po’ di fango sui politici che osano «la qualifica di “cattolici” (…) assunta da senatori e deputati che in Parlamento appoggiano e votano qualsiasi sconcezza, calpestano qualsiasi etica, sono conniventi con malaffare, malavita e interessi di parte, facendo della corruzione e della illegalità il loro pane quotidiano».
Pasticciando con il diritto costituzionale non meno che con la teologia, ci tengono a far sapere che «se in Italia vi fosse anche una sola coppia di persone che convivono, i suoi componenti hanno il diritto di essere tutelati e garantiti non solo come singoli, ma anche come nucleo affettivo e familiare “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (Costituzione Italiana Art. 3)».
Per non farsi mancare niente aggiungono che sono, accidentalmente al contrario del Papa, «convinti che la storia dell’umanità non è mai stata portatrice di un solo modello di famiglia e tanto meno si fa garante di “una famiglia come voluta da Dio”, dal momento che la Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) non ne parla, ma offre a ciascuno la possibilità di vivere il dono dell’alleanza e dell’amore a perdere come segno e manifestazione del volto del Dio di Gesù Cristo. La famiglia osannata nei vari “Family Day” è un’astrazione, legata a una particolare cultura di particolari momenti storici, condizionata da sistemi e costumi sociali, economici e religiosi». Abituati ad assimilarsi alla chiacchiera della “sinistra del costume” aggiungono che «sperimentiamo che la famiglia uomo-donna-bambino/a, troppo spesso è il luogo turpe delle più atroci violenze, anche di natura sessuale, sui bambini, che i difensori di quel modello vorrebbero tutelare. Anche noi siamo dalla parte dei bambini, ma vogliamo esserlo sempre e non solo a certe condizioni».
Pare che la loro «esperienza» dica «che occorre interrogarsi, senza preclusione di sorta, sull’esclusivo interesse, che deve essere assoluto, del bambino o della bambina, valutando non il diritto all’adozione, ma unicamente la capacità, la disponibilità, l’idoneità adottiva e affettiva degli adulti che vogliono prendersi cura e tutela del minore, senza alcuna riserva verso la coppia tradizionale, la coppia omosessuale/lesbica, i nonni, parenti o altre situazioni oggi non previste». Questo perché «estendere i diritti non è mai un atto pericoloso, per nessuno, bambini compresi». Se lo dicono loro…